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*Il retroabside di S. Lorenzo

Tutti i giornali locali in questo 2009, hanno diffuso la notizia che finalmente una parte dell’area del retro abside del Tempio di S. Lorenzo, è stata riaperta alla cittadinanza e ai turisti, perché si possa gustare la veduta dell’abside e per trascorrere tre orette sulle panchine di quell’area.

Il lavoro di sistemazione del terreno fu iniziato durante la giunta Hüllweck e completato durante la successiva giunta Variati.

Nel mio recente rivisitare la storia di S. Lorenzo, mi sembra utile spendere qualche pa-rola sul retro abside.


Quando nell’Ottobre 1956 fui sradicato da Brescia, dove avevo condotto un’attività in-tensa ben vista dai bresciani, per trasferirmi in questa Vicenza, vi arrivai un pomeriggio di sole, tutt’altro che entusiasta. Una delle primissime azioni, che mi fu indicata di compiere, da parte del guardiano di allora, il P. Benedetto Peroni, fu quella di recarmi da uno sconosciuto asses-sore ai lavori pubblici per perorare l’acquisto del terreno e delle casupole, situati dietro l’abside di S. Lorenzo. Era l’aspirazione ardente del P. Peroni.

Fu quella l’occasione di incontrarmi con l’assessore Prof. Giorgio Sala. Da quell’incontro fino ad oggi, anche nel periodo 1967-1976, quando fui lontano da Vicenza, il mio cordiale con-tatto con Giorgio Sala rimase e rimane integro.

Quelle casette dietro l’abside, che a me allora non rappresentavano un gran che, erano invece una spina nel cuore per il P. Peroni.

Evidentemente in quell’incontro con il Dr. Sala non ottenni nulla, eccetto quest’amabile indicazione dell’assessore: “Ritorni a parlarne e a insistere, perché Lei sa che con i pubblici amministratori l’essere indiscreti è il vero galateo”.

In realtà Giorgio Sala era interessato al ricupero del retro abside, come più tardi ne sarà interessato un altro Giorgio, il senatore Giorgio Oliva.

Di fatto, con l’assessore Sala – e poi con il sindaco Sala – cercammo varie strategie per il ricupero del terreno. Ci venne perfino in mente la fantasia di vedere se sotto terra ci fosse qualche elemento archeologico, per far dichiarare zona di interesse storico quei quattro metri quadrati di terra.

Proprietario del terreno e di una abitazione vicina era l’onorevole Egidio Tosato, che die-tro l’abside di S. Lorenzo nacque, come oggi recita anche una lapide murata sulla parete della casa.

L’onorevole, contattato, si oppose risolutamente (né l’assessore, né io eravamo ancora al corrente di un precedente diniego, di cui già parlai nel mio “I primi ottanta anni”). Infatti non si doveva toccare l’abitazione, allora occupata dalle sorelle dell’onorevole, abitazione dalla quale talvolta si udivano uscire note acute di conversazione fraterna.

Ora è tempo di guardare al passato.

Il ludibrio francese, con le soldatesche di Napoleone, dilatò la scoperta blasfema della rivoluzione, distruggendo chiese artistiche, come fossero castelli di sabbia. Toccò una parte di quel ludibrio anche a S. Lorenzo. Quell’invasione segnò il termine di un’epoca e il faticoso cammino seguente di ripresa per le chiese officiate dagli ordini religiosi.

Per il nostro assunto, cioè la configurazione dell’abside, sappiamo che nel contratto tra francescani vicentini e curia vescovile, per il trasferimento dei frati da S. Francesco Vecchio a S. Lorenzo, allontanandoli dalla vicinanze alla Cattedrale, dell’abside ovviamente non si ac-cennava, ma di altri edifici.

Infatti la cessione della zona di S. Lorenzo ai francescani nel 1280, contemplò la chie-setta e la zona circostante: “ecclesiam seu capellam Sancti Laurentij saepe dictam cum omni-bus aedificijs suis, et appendicijs, cimiterio, platea, et cassibus domorum, qui sunt in dicta con-tracta, ipsi ecclesiae spectantibus cum superioribus et inferioribus suis coherantijs sibi perti-nentibus, et videntibus pertinere” (Atto notarile del Luglio 1280).

Più di qualche edificio gravitava attorno alla cappella, perciò la zona era abbastanza va-sta. Nel surriferito atto notarile infatti, era ironicamente ricordato che “Aedificia cum cohaeren-tijs ecclesiae S. Laurentij longe plus valent quam aedificia cum cohaerentijs S. Francisci”.

Circa la collocazione esatta di questi edifici e adiacenze non conosciamo nulla. Fa ec-cezione il nuovo acquisto dei frati nel 1281, quando si annettono “quinque perticas terrae guarbae in ora S. Laurentij ... apud viam muri civitatis ab uno latere, et jura Ecclesiae”, ossia a occidente della cappella, dove sarebbe poi stato edificato il convento.

Di absidi e di retro absidi non si parla. La cosa è ovvia perché la stessa costruzione dell’abside è posteriore alla prima edificazione della chiesa, che, come altre chiese dell’epoca (vedi S. Francesco di Treviso, per esempio) terminavano a parete. Quindi di un retro abside si potrebbe avere notizie solo in seguito. Però non si parla anche per un’altra ragione: infatti sap-piamo che il “cimiterio” di cui parla il contratto di permuta sopra citato, affiancava la chiesa a Nord e a oriente. Fino circa all’1810 chiesa, chiostro, fianchi est e nord erano adibiti a cimiteri e a sepolture. Addirittura il chiostro fu anche denominato come “Chiostro dei morti”.

Una storia di S. Lorenzo, nei cinque secoli di permanenza prima dell’insulto napoleoni-co, ci potrebbe illuminare anche sul particolare dell’abside e del retro abside.

Ma viaggeremo troppo lontano.

Che cosa  sia avvenuto del terreno attorno a S. Lorenzo sotto il Regno d’Italia napoleo-nico e il dominio austriaco prima del 1835, può essere desunto dai documenti presso l’Amministrazione Comunale e dalle rispettive mappe, che non sarebbe del tutto inutile rivede-re.

Nella convocazione dell’allora “congregazione municipale” della Regia Città di Vicenza, del 29 Gennaio 1835, si dice espressamente che uno degli oggetti dell’adunanza straordinaria da tenersi il 14 Febbraio seguente, era  l’”autorizzazione d’acquisto dell’ora soppressa Chiesa di S. Lorenzo, e degli attigui forni, per ridonare al Culto la prima, come il miglior patrio Monu-mento, e per ampliare coll’area de’ secondi il cortile esterno al collegio”.

Perciò si nota la necessità di sgomberare gli edifici addossati alla chiesa.

Nelle foto e nelle stampe dell’800 si vede la chiesa di S. Lorenzo, pur riaperta al pubbli-co, ancora con il bubbone a oriente, composto dalle casette addossate al fianco di S. Lorenzo, e ricavate dalle trasformazioni dell’antica cappella dell’Immacolata.

Eppure già nell’800 il problema della liberazione dell’abside era sentito.

Il 29 Ottobre 1889, circa quarant’anni prima del ritorno di noi, francescani conventuali nel tempio di S. Lorenzo, la Regia Prefettura della Provincia di Vicenza, nella Divisione delle Belle Arti, così scriveva al sindaco di Vicenza: “Nella seduta del 14 corrente Ottobre veniva as-soggettata al voto di questa commissione di Belle Arti ed Antichità, una istanza della Spettabile Fabbriceria del Tempio di S. Lorenzo – notiamo già allora era designato come Tempio - , colla quale rendeva noto, che possedendo di già tre case aderenti alle mura del medesimo, aveva stipulato l’acquisto di un’altra abitazione in prossimità dell’abside, e ciò allo scopo di demolirle tutte, quando si avesse potuto acquistare anche le altre, che a levante e a tramontana detur-pano il nobile monumento, e sono impedimento a goderne  le pittoresche linee, che presenta-no il coro, e le aderenti cappelle. In ordine a tale divisamento, chiedeva l’appoggio della Com-missione, onde ottenere, in vista del beneficio, che ne ridonderebbe ad un edif
icio, che fa parte dei nazionali, la esenzione di qualsiasi apprensione, o conversione da parte del Regio Dema-nio.

“Come è ben naturale la Commissione si pronunciava favorevolmente al progetto, e gra-tissima alla Fabbriceria che lo iniziava, essendo cara ad ognuno la conservazione ed il mag-gior lustro possibile, di un monumento, che va considerato  il più importante fra i medioevali di questa città, e tenuto in massimo conto da quanti sentono ed apprezzano il bello dell’arte reli-giosa all’epoca dei nostri comuni”.

Il documento si dilunga su diversi punti: l’approvazione avuta dal Sindaco e dalla Giunta Municipale, il richiamo a fare attenzione alla fenditura del fianco est in prossimità della facciata, ai capitelli dell’altare di S. Luigi, alla finestra dell’abside abusivamente murata, a non trascurare i richiami della commissione delle Belle Arti, che sarà costretta a intervenire per togliere “la bruttura, che deturpa l’adiacenze del Tempio … cioè l’ingombro delle pietre e dei cumuli di frantumi ed il lavorio di seghe e di scalpelli … mentre quello spazio dovrebbe trovarsi libero e pulito ad uso pubblico, e a riordinare il selciato della piazza”. Non so se tutto questo neppure oggi sia stato del tutto attuato per rendere godibile la libertà della piazza.

Come si vede, questa ripartenza era ottima. Eppure solo sei anni dopo si inizia a con-cretare.

Al N° 2853 del Protocollo Municipale del 3 Giugno 1895, al N° 416 del Repertorio Se-gretariale, troviamo il Convegno Preliminare fra Comune, Fabbriceria di S. Lorenzo, e il Sig. Domenico Antonio Tosato del fu Domenico.

Il signor Tosato cede al Comune le fabbriche addossate al Tempio, indicandone detta-gliatamente le misure di distanza dall’edificio tempio. È disposto a modificare anche la casa che più sporge verso la chiesa.

La fabbriceria cede la proprietà di uno stabile aderente la casa Tosato.

Il Tosato si impegna a eseguire i lavori di demolizione. Egli rinuncia ai diritti che gli ven-gono in base “all’istromento 7 Febbraio 1810, atti Gandin, riguardo ai muri del tempio, in esso atto dichiarati dalla convenzione 25 Settembre 1838.

Il Comune viene incontro alla Fabbriceria per le spese affrontate.

Questo il preliminare.

Una prima difficoltà è indicata alla R. Prefettura della Provincia do Vicenza (Lettera del 12 Maggio 1896). Si tratta del ritardo (tardanza) dell’autorizzazione per la cessione della casa dovuta al Sig. Tosato. Ritardo che potrebbe far recedere lo stesso Tosato dagli accordi stabiliti.

L’autorizzazione alla permuta è comunicata al Sindaco di Vicenza, il 9 Agosto dello stesso anno. Essa è corredata dalla copia del Regio Decreto del 3 Giugno 1896 N° 351 del Regio Subeconomo Distrettuale dei benefici vacanti.

Vista la legge 5 Giugno 1850, che regolava (e sottraeva) l’economia dei cosiddetti “be-nefici vacanti” (si sa bene per quali procedimenti!) si autorizza la Fabbriceria a procedere. Il decreto è firmato dal re Umberto, e controfirmato da Zanardelli.

Finalmente il 17 Luglio 1896, il ministro Ronchetti rende attivo il decreto.

Quali edifici erano addossati all’abside del Tempio? – Dalla pianta del Coro del Tempio di S. Lorenzo e dell’attigua casa di proprietà di Antonio Tosato (Mappa N° 1542), noi vediamo che erano addossati all’abside di S. Lorenzo: a est della cappella del SS. Crocifisso (ora S. Francesco) una corticella, una barchessa e la casa della Fabbriceria; e nel retro del presbiterio un andito, uno sbratta cucina, una cucina e una corticella di proprietà del Tosato.

Lo sgombero e la demolizione riguardavano questi edifici. Più a nord di essi si estende-vano la casa Tosato, affiancata dalla proprietà della Fabbriceria da cedere al Tosato, il giardino e altre proprietà del Tosato.

Tutto pacifico dunque? – Forse. Dobbiamo attendere un po’ di tempo per leggere la la-pide dedicata a Fedele Lampertico murata nel 1909, e affissa proprio alla casa Tosato, lapide che recita:

             IL COMUNE DI VICENZA
           ADEMPIENDO UN ANTICO VOTO
                               DI
                 FEDELE LAMPERTICO
             AD ONORARE LE MEMORIA
        ACQUISTAVA E DEMOLIVA LE CASE
        GIÀ ADDOSSATE A QUESTO TEMPIO
       PERCHÉ LA MAGNIFICENZA DELL’ARTE
                   E LA PIETÀ DEGLI  AVI
       DA QUESTO COSPICUO MONUMENTO
                    RIFULGESSERO
                   IV APRILE MCMIX

Certo che con tutto quello che fecero i fabbricieri, scoprire che si ricordasse soltanto Fedele Lampertico, mi sembra alquanto riduttivo, almeno storicamente. Ad ogni modo, cosa fatta, capo ha.

Conosciamo tutti, grazie anche al puntuale studio di Luca Trevisan, storico d’arte parti-colarmente interessato alla storia di S. Lorenzo, le vicende del restauro del Tempio all’inizio del 900, e l’uso non sacro del Tempio durante le guerra 1915-1918.

E ora finalmente giungiamo al tempo del ritorno dei frati in S. Lorenzo.

Alla lettera b) del decreto dei patti e delle convenzioni tra il comune di Vicenza e il M.R.P. Vittore Chialina (atto 29 Ottobre 1927), che decide il ritorno dei frati conventuali a S. Lo-renzo, si legge:

“Il concessionario procederà nel primo decennio, con l’appoggio e col concorso (a metà spesa) del Comune (che farà all’uopo le pratiche per l’acquisto o per l’esproprio) all’abbattimento delle casette prospicienti l’abside per ridurre l’area a giardino o ad orto, stabi-lendosi che il giardino sarà cinto da cancellata a giorno verso Motton S. Lorenzo, a spese del Comune, e mantenuto a cura e spese ed in pieno godimento ad uso della comunità religiosa, ma in modo che le ortaglie siano coltivate solo in angoli non eccessivamente visibili al pubbli-co”.

Questo si legge presso la conservatoria delle Ipoteche di Vicenza, data il giorno 21 Gennaio 1928.

Quante belle intenzioni smarrite lentamente dai ricordi e dalle opere successive! Però almeno le parole erano chiare, inequivocabili.

Allora è necessario ricorrere agli archivi del convento e del Comune, per seguire il corso degli eventi, soprattutto riferendoci alla corrispondenza epistolare degli interessati. Cosa che mi propongo di compiere in futuro, se Dio vorrà.

Un sunto delle istanze del Convento, si può desumere dai Verbali capitolari conventuali, come ho già ricordato nel mio “I primi 80 anni del Nuovo S. Lorenzo”. Ed eccoli.

Nel Maggio 1936 “si inizia a parlare del retro abside. Argomento che durerà a lungo nei desideri frustrati dei religiosi fino a molti anni dopo la guerra. Intanto i frati si accollano la spesa per un cancello di ferro che separi la zona dei frati da quella del Signor E. Tosato (più tardi o-norevole), il quale per cedere il piccolo terreno dietro l’abside avrebbe chiesto somme spropo-sitate” (p. 23).

Nel 1038 al 7 Gennaio: “Il podestà di Vicenza, Giovanni Cebba, si offre di concorrere all’acquisto dell’orto e delle casette attigue all’abside della Chiesa. I frati dovranno concorrere alle spese. Viene interessata anche la Religiosa Provincia di Padova. Come il solito, non se ne fece nulla” (pag. 24).

Fino a qui la prima parte della citazione. Credo utile notare che si parla delle casette at-tigue all’abside, quindi non solo di quelle insistenti sul Motton S. Lorenzo, ma quelle più pros-sime agli edifici demoliti, dei quale si ricorda la demolizione nella lapide del 1909.

Riprendiamo la citazione.

Nel 1950 il 27 Febbraio: “Nuovo tentativo fallito per l’acquisto del terreno dietro l’abside” (pag. 30)

Nel 1982 “Tanto per cambiare, i giornali continuano a pubblicare articoli in favore dell’abbattimento delle casupole dietro l’abside” (pag. 41).

E per completezza dei riferimenti dal mio “80 anni…”, prima di ritornare agli anni 80, nel 2005 notavo:

“Verso la fine dell’anno, arriva dall’Amministrazione Comunale la notizia che lo spazio dietro l’abside, da decenni indicato dai frati e dalla cittadinanza come spazio libero per ammira-re l’abside della chiesa, sarà ristrutturato. Però essa diventerà un passaggio e una sosta per tutti, che occuperanno le prossimità del convento, anche in tempi non regolati. Per il convento solo la metà dei suoi pluridecennali desideri è accolta” (pag. 58).

 In un articolo pubblicato dal cordiale Nevio Furegon nel Gazzettino del 12 Ottobre 1983, quando si levò una protesta contro la Sovrintendenza alla Belle Arti, che proibiva l’abbattimento delle casupole, l’articolista fa una breve storia dell’azione per il ricupero del re-troabside. Dall’articolo di Furegon riporto anche i cenni storici; inoltre inserisco anche le mie note.

“Delusione e polemiche, ormai ne parlano tutti in città, per gli sviluppi negativi su tutta la linea, dell’operazione per l’abbattimento del vecchio muraglione e di due casupole ricostruite ex novo nel retro del monumentale tempio di S. Lorenzo per liberare l’abside e costituire un giardino”.

Nota: l’intenzione del podestà Cebba di liberare anche la “casa adiacente” non è e-spressa. Nella richiesta si domanda molto di meno.

“Per attuare il progetto voluto da moltissimi vicentini che hanno a suo tempo sottoscritto una petizione (cosa mai accaduta tanto fervore plebiscitario) fu costituito un apposito comitato pro San Lorenzo, che ottenne un tangibile aiuto (150 milioni) da parte di due istituti di credito cittadini, così da favorire il Comune che non può sobbarcarsi un  onere del genere”.

Nota:qui ritorna quanto ricordammo nel 1936. Nel frattempo la proprietà era passata ai Sigg. Vasco Mendo e Lidia Rigoni, e stava riedificando le casette la ditta De Facci.

“Nacque però una disputa dura ancora in atto, con la Soprintendenza di Verona che si è opposta al progetto rimasto sulla carta e che rischia di andare all’aria”.

Nota: il progetto preparato dall’Ufficio tecnico del Comune di Vicenza, e ovviamente for-nito di foto e di pianta per la nuova sistemazione della zona retro absidale, indicava l’unione di tutto il terreno, allora diviso in tre lotti separati tra loro da mura, l’abbattimento delle residue ca-sette e del vecchio muro a lato di Motton S. Lorenzo, l’erezione di una recinzione mobile paral-lela al marciapiede dello stesso Motton. All’interno dell’ampio spazio era considerata anche la posa di una fontana, per la gioia delle zanzare. Nella pianta suddetta era riprodotta la parte del convento nella sua forma presente. In quell’occasione il Geometra Mario Zocca, sempre entu-siasta per quanto atteneva a S. Lorenzo, disegnò uno schema, ben chiaro, di come sarebbe riuscito il retro abside, dopo la liberazione dalle casette.

È da ricordare che nell’inverno del 1957 (se non erro, comunque si era ancora durante l’ulyimo guardianato del P. Peroni) una delle casette costruite sul vecchio muro era provviden-zialmente crollata per il carico di neve, e le macerie furono sbrattate dagli operai del Comune. Al posto del muro fu sistemata una semplice recinzione di rete metallica, che ancora oggi si vede. Crollata la casetta, il terreno della casetta e del corrispondente orto fu acquistato dal Comune (con la contribuzione dei frati) e fu dato in affitto ai frati, ai quali si permise di aprire un passaggio nel muro che divideva il cortiletto dei frati dall’orto della casetta. Ritorniamo a citare.

“Si è saputo adesso che il presidente del Comitato avv. Giorgio Oliva dopo una infrut-tuosa riunione per dirimere la vexata quaestio, si è dimesso da presidente del Comitato con una lettera datata il 19 Aprile scorso. Gli altri componenti del Consiglio (rimasti al loro posto) sono il rag. Guido Briganti, vice presidente, Prof. Renato Cevese, rag. Giancarlo Cuzzolin, rag. Galiardo Dal Corno, perito Cornelio Dal Toso, cav. Luciano Pozzan, rag. Alessandro Stefani, dott. Antonio Verlato, e rag. Francesco Zambon.

“L’avv. Oliva informava che si era avuto un incontro in municipio con il Sovraintendente di Verona, su invito del sindaco Antonio Corazzin, il quale aveva cercato di ricreare un clima più disteso per trovare una soluzione al problema di S. Lorenzo. Corazzin suggeriva un sopral-luogo per ricercare sul campo una ipotesi di accordo. Tutto inutile. Il Sovrintendente difendeva la intangibilità delle vecchie murature che fiancheggiano la strada (e celano l’abside) contro il parere di chi sostiene che le stesse non hanno alcun valore storico-artistico. Non solo, ma po-neva pure il veto per l’eliminazione delle casupole ricostruite all’interno delle mura e ciò per una conservazione urbanistica dell’intero ˆcorpo’”.

Nota: scorgiamo la sottile ironia dell’articolista, solo se camminiamo in Motton S. Loren-zo. E non riusciamo ancor oggi a capire da quali intenti artistici e urbanistici fosse mosso il So-vrintendente, per lasciar in piedi le casupole di recente costruite. E poi continua così la lepi-dezza dell’articolista:

“I Sovrintendente ritiene più che sufficiente quel che si ‘intravvede’ dalla pubblica via at-traverso un arco di accesso alla corte interna, accesso da chiudersi con un cancello a maglie larghe”.

Nota: l’avv. Oliva, di fronte a tanta decisione del sovrintendente, decise le proprie dimis-sioni. I proprietari delle casette erano favorevoli all’alienazione del possesso, quindi da parte loro non si ebbero obiezioni. Favorevole all’abbattimento era la Circoscrizione. I 150 milioni re-stavano sospesi. E se la finalità per cui erano stati donati fosse naufragata, sarebbero rientrati negli istituti di emissione?

Le speranze tuttavia non morirono. Infatti l’anno successivo, il 3 Dicembre 1983 il Comi-tato per la salvaguardia del Tempio di S. Lorenzo scrisse al sindaco Corazzin. La lettera, dopo aver richiamato il precedente diniego del Sovrintendente, il comitato scrive:

“A titolo interlocutorio i predetti funzionari [ossia quelli dell’Intendenza alle Belle Arti] rife-rirono che la proposta dell’Associazione Amici dei Monumenti e del Paesaggio potevano esa-minarla a condizione che il Comune ritenesse di dare il proprio patrocinio”.

Nota: quale era la proposta del Amici dei Monumenti? Questa: “Abbassare i tronconi delle vecchie mura all’altezza di un metro e di collocarvi sopra una semplice cancellata per rendere visibile l’abside”.

A sostegno della loro proposta, i componenti il Comitato richiamarono quanto era stato compiuto del 1800, e da me qui riferito.

Vorrei notare le due fiammate intense per S. Lorenzo: quella degli anni 80 del 1800 e quella degli anni 80 del 1900. Gli anni 80 di ogni secolo sono benevoli per S. Lorenzo.

Nel 1985 il 5 Novembre e il 6 Novembre, il Giornale di Vicenza pubblicò due articoli (uno corredato da foto del tragico esistente e uno corredato dalla pianta del retro abside sistemato) a firma di “ma.ma.”.

Gli articoli sono vivacemente particolareggiati e rispondono a molti interrogativi. Da essi ricaviamo le seguenti notizie sui procedimento e sulla cronaca del tempo, con una sfilza esau-riente di indicazioni:

a)- Il Soprintendente alle Belle Arti, Scurati Manzoni, è stato sostituito dall’arch. Ruggero Boschi.

b)- L’Ufficio Tecnico del Comune ha fornito all’assessore Silvano Spiller il nuovo progetto di liberazione del retro abside, che entro l’anno sarà presentato al Consiglio Comunale.

c)- Nel bilancio comunale saranno individuati “i fondi per procedere alla definitiva siste-mazione dell’area”.

d)- Le nuove integrazioni al progetto potrebbero esser gradite alla Soprintendenza.

e)- Nel progetto è rispettata la struttura muraria, che s’affaccia al Motton; le casette van-no demolite; si aprono dei varchi nella cinta per consentire l’accesso al pubblico.

f)- Nel Marzo 1980 i due proprietari, grazie a quanto previsto dal piano particolareggiato per il centro storico, ottengono l’autorizzazione a ricostruire le casette.

g)- Si oppongono subito Italia Nostra, Amici dei Monumenti, si raccolgono 400 firme per una petizione al sindaco. Si ricorre al TAR e al Pretore.

h)- Il consiglio di Circoscrizione (presieduto da Luciano Pozzan) promuove la formazio-ne del Comitato (di cui abbiamo già parlato), per arrestare i lavori, già iniziati, di ristrutturazione delle casette.

i)- Le casette furono costruite prima del 1813..

l)- Le banche intervenute sono la Banca Popolare di Vicenza e la Cassa di Risparmio.

m)- Il nuovo progetto riguarda anche la zona che fiancheggia a oriente il Tempio, in Cor-so Fogazzaro. Ivi si devono rivedere le aiuole, si deve livellare il pavimento e lo si deve lastri-care con cubetti di porfido, mentre sul lato prospiciente la piazza è prevista una pavimentazio-ne di trachite.

n)- Le casette di Motton S. Lorenzo saranno demolite, nelle mura verrà riaperta un’antica foratura arcuata per l’accesso del pubblico e come passo carraio per due posti mac-china.

o)- Nella zona limitata da rete e arbusti verrà realizzata una recinzione costituita da un muretto sormontato da una cancellata in ferro battuto, e tutto il tratto di mura del Motton dovrà rispettare le indicazioni della Soprintendenza.

p)- Tutta l’area interna, tra l’abside e Motton, sarà arredata a tappeto erboso, con va-sche-fioriere al centro e un percorso pedonale pavimentato con cubetti di porfido.

q)- L’accesso all’area si praticherà da due punti: dal cancelletto esistente in Corso Fo-fazzaro e dall’apertura nel Motton.

r)- Il nuovo progetto trova soddisfatti Italia Nostra, l’avv. Oliva, la Cassa di Risparmio (consigliere Zio), la Banca Popolare.

Nota: i frati di S. Lorenzo potevano esser interessati in tutto questo muoversi? Ne erano interessati e soddisfatti? Sembra quasi che l’abside di S. Lorenzo non fosse e non sia cosa ri-guardante i frati di S. Lorenzo!

Giungendo finalmente ai giorni nostri, si sa che il progetto venne ripreso dalla Giunta Hüllweck, e si procedette ai lavori, ultimati proprio quest’anno, durante la Giunta Variati due.

Risultato: le casette restano in piedi, sgangherate ma in piedi. Una parte del retro abside rimane ai privati e al loro garage. Uno stretto passaggio, che sacrifica in piccola parte l’area già concessa ai frati, è praticato dal Corso Fogazzaro. Ai frati è soltanto richiesto di aprire le porte al pubblico, e di chiuderle: cosa che i frati per motivi interni non accettano.

Comunque una cosa è certa: il vecchio Calvario è terminato, e, se si dovesse riaprire un caso retro abside S. Lorenzo, sarebbe una Risurrezione.