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Preghiera e pittura

Per giungere a intuire il rapporto tra preghiera e pittura, è necessario premettere il particolare aspetto sotto cui considerare la pittura in rapporto alla preghiera.


   La pittura può presentarsi quale accompagnamento aggiunto alla preghiera. Io prego, però se davanti a me contemplo un’icona, questa mi impartisce degli stimoli che alimentano e dirigono la mia preghiera. Non è questa la mia prospettiva e nel presente contesto.


    La pittura può cercare ispirazione dalla preghiera o dalle preghiere, come l'Agelus di Millet. La pittura quindi è debitrice alla preghiera. Neppure questo aspetto mi interessa nel presente contesto.


   Il pittore, prima di dipingere, si pone in preghiera, affinchè la sua opera sia gradita a Dio, come un'offerta. È il caso del beato Angelico. Neppure questa prospettiva mi interessa.


   Per qualche pittore la preghiera si confonde con un alone di religiosità, che circonfonde l'immagine. Ma questa superficiale confusione tra religiosità e preghiera resta fuori dalla traiettoria del mio sguardo.

Io desidero parlare della pittura in quanto essa stessa è preghiera.


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Prendo l'avvio da una semplice riflessione di fondo. In ogni cosa che l'uomo compie e in tutto ciò che lui è, c'è una quota di spiritualità. L'uomo non può uscire dalla costituzione di essere fisico e mentale. La sua intelligenza e la sua sensibilità sottendono a ogni sua azione. Mangio in quanto uomo: non prescindo dalla mia intenzionalità profonda, che non solo mi spinge a mangiare, ma mi dirige verso un cibo o un altro. Quota di spiritualità è presente quando esercito la professione, quando spolvero i mobili. Una quota di spiritualità è insita sempre nello sportivo, nell'insegnante, nel ladro e nella prostituta.

La preghiera, cosciente e voluta, tiene conto della spiritualità insita in me, ed è l'accorgersi e l'accettare il mio vivere spirituale.
Però il mio vivere spirituale mi dice che io non sono solo, diviso dal resto delle altre realtà. La preghiera si concreta nell'accorgersi di essere sempre al contatto con Dio. Proprio perché lui è " dovunque e in ogni uomo ". Ciascuno di noi, lo sappia o no, l'ammetta oppure lo rifiuti, è nella luce e nel contatto misterioso con Dio, perché il suo Spirito ci fa vivere e ci ama.

Sapere questo, credere a questo, e sentire questo è preghiera. Sotto questo profilo la vita è bella perché è un continuo pregare, un essere " mossi " dallo Spirito. Pregare è restare aperti continuamente all'influsso dello Spirito, in costante contemplazione.

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Proprio dalla contemplazione discende la preghiera nutriente.

Contemplare è cercare e vivere la presenza di Dio. Spesso ciò si avvera quando la nostra intenzione si svolge direttamente ai segni certi che Dio ha lasciato di sé. Soprattutto quei segni nei quali è contenuta e traspare la presenza di Dio. Il contatto con la Bibbia e con l'Eucarestia, nella comunione ecclesiale, è un modo di contemplazione diretta.

Ma altri segni di Dio io posso scorgere facilmente dentro di me e attorno a me. L'opera sua: la natura, gli uomini. La contemplazione orante non solamente ammira la natura, con un sentimento allargato, ma contempla Dio vibrante nella natura e tramite la natura.

Quando contempliamo direttamente (Vangelo ed Eucarestia) o indirettamente (natura, cosmo), talvolta sorgono in noi certe " vibrazioni " su Dio, che ci affascinano particolarmente. E allora zampillano la riconoscenza e la lode.

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La preghiera è manifestazione di lode. Non può essere solo invocazione o impetrazione. La contemplazione che non diventa gioia di lode, si affievolisce e s'affloscia in se stessa.

Gli accenti di lode sono infiniti.

Essi si esprimono nel vedere e nel far vedere. Nel gustare e nel far gustare.

E qui, finalmente, si colloca la pittura in quanto è preghiera. Essa parte dalla contemplazione che e splode in manifestazioni di gioia o di sofferenza. Pittura e disegno sono scoperte e manifestazioni di una vitalità armonica, struggimenti che spremono dal cuore e dal mondo intime luci e intime sensazioni, che sono l'inno di lode a Dio, e quindi autentico pregare.

Questa preghiera sgorga dal pittore e si completa nel gustatore, nell' ammiratore. La preghiera infatti è dialogo. Dialogo con Dio, che fa uscire da una sterile religiosità. Dialogo con l'uomo, che fa uscire da un solipsismo egocentrico, pago solo di sé.

Pittore e gustatore sono dentro la dinamica interna della preghiera, e la vivono coscientemente, se hanno percepito il cuore delle cose e hanno imparato a "lodare".