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Senza zavorre

Gesù incarica gli Apostoli a predicare e a guarire. li incarica e gli conferisce il "potere" corrispondente.      Nello stesso tempo dispone che si privino di ogni altra attrezzatura: niente denaro, non bastone, non due vestiti, insomma nulla di ciò che la prudenza umana suggerisce. Niente zavorra, libera povertà.
     Gli Apostoli diventano forti e capaci solamente grazie alla parola e all'autorità di Gesù, che incarica, e non grazie alle previdenze, per quanto elementari, umane.

Noi invece crediamo di non poterci assumere l'incarico di "predicare o annunciare", perché non ci sentiamo preparati. Per l'opera di Dio, per pronunciare anche solo il nome di Dio, chi è preparato? Dio prepara, Dio dà forza.
     Non le risorse umane, ma l'indicazione di Gesù, dunque, è utile e sufficiente per dire Gesù al mondo.      Non è opportuno opporre o proporre le nostre visuali a quelle di Dio, quando è in gioco la sua Parola, la proclamazione davanti a tutti che Gesù è Dio.

Esiste un modo subdolo di opporci a Dio, quando siamo invitati a proclamare Gesù: noi ci dichiariamo impreparati. Sembra questa una limpida umiltà!
     Da un lato Dio ci dice: "Va', ti mando io; hai ricevuto il battesimo e lo Spirito, va'!". Dall'altro lato noi diciamo: "Io non sono preparato". È come se, all'opposto, dicessimo: "Io ho una bella preparazione letteraria, teologica, oratoria!". Scoprire se ci sentiamo preparati o impreparati ci misuriamo soltanto con noi stessi, e opponiamo all'invito di Dio le nostre capacità o incapacità. (Tacciamo sulle preparazioni seminaristiche).

Il Vangelo indica, nelle parole di Gesù, di liberarci dalle nostre pretensioni e perfino dalle nostre precauzioni, liberarci dal fidare solo in noi stessi, se chiamati ad annunciare Gesù. Ci fidiamo di noi, e non di Dio, anche quando confessiamo: "Sono incapace!". Siamo cioè più sicuri del nostro giudizio che afferma l'incapacità, che non della parola di Dio, che ci manda.
     Anche una parvente grande umiltà può essere nemica di Dio.

GCM, 21.07.03