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1. Origini ed intenti

La sacra rappresentazione nasce, dopo la morte e prima della rinascita del teatro classico.

Però non resta confinata nel tempo della sua nascita, come alcuni pretendono. Come tutte le invenzioni umane, essa è patrimonio che nasce e che si rinnova.


La sacra rappresentazione nel Medio Evo riveste ovviamente caratteristiche adatte all'epoca. Tuttavia non si esaurisce in quelle caratteristiche. Ogni epoca vanta sacre rappresentazioni.

Dalle danze delle religioni etnologiche alle danze attuali delle messe cattoliche africane, dal canto del Passio medievale all'Oratorio dei tempi recenti, dalle Laude francescane alle presenti rappresentazioni sacre della Via Crucis o del Presepio.


La sacra rappresentazione non può essere confinata nel tempo, insomma.

Invece due caratteristiche permanenti segnano l'autentica sacra rappresentazione: la povertà dei mezzi e l'intento catechetico o religioso.

La povertà dei mezzi non dipende soltanto dalle povertà dei tempi nei quali ha avuto maggior diffusione la sacra rappresentazione. Essa è esigenza intima. Il divino, cui serve la sacra rappresentazione, si è sempre presentato con la povertà della profezia (vedi, ad esempio, la storia di Elia o di Geremia), con i fenomeni naturali, con la "stoltezza della predicazione". La teatralità serve per esaltare gli uomini, ma nasconde la presenza di Dio.

L'intento catechetico è insito nella sacra rappresentazione.

Questa non è strumento di esibizione artistica, sebbene sia "arte". Essa è umana sottolineatura, parlata, musicata visiva, della Parola di Dio, trasmessa dai profeti. È, perciò, semplice, essenziale in rapporto allo scopo.

GCM 04.04.02