HOME

Home > Chiesa VANGELO > Articoli 2019 > Paura e amore

Paura e amore

Paolo di Tarso subì un travolgente, impensato cambiamento. Da feroce persecutore senza pietà, a un solerte propagandista della “grazia”, ossia dell’amore e della bontà.
Aveva vissuto forte dentro di sé, la cattiveria della persecuzione, e la bontà dell’accoglienza. Però era ben abilitato a scandagliare le due facce opposte della realtà umana.
La ferocia era a servizio della Legge, la bontà nasceva dal dono di Dio, dalla grazia.

Era fatale che la Legge, e ogni legge, includesse in sé la ferocia. Le leggi possono aver effetto sicuro, se sono corredate dalla minaccia della punizione, se non osservate. Esse potrebbero basarsi sulla razionalità per il bene comune; però non hanno la forza di creare una coscienza e perciò sono obbligate a ricorrere alla minaccia del castigo, e quindi alla paura della punizione.

Al contrario, la “grazia” è un dono, che promana dalla bontà, dall’amore. Di fronte alla minaccia della pena, essa propone un aumento interminabile dell’amore. Non è armonica la frase udita spesso e letta, da me: la legge della grazia. La grazia è favore, è invito, è dono. Non obbliga, ma attrae naturalmente. Non si basa sul timore, ma muove dall’amore, per l’amore.
Ecco perché la vita in Gesù è pace e serenità e ringraziamento.
In Matteo, Gesù inizia il suo annuncio con un “Beati!”.
Quel “Rex tremendae majestatis” (Re dalla maestà terribile), non è frutto di Vangelo, ma di oscurità medievali. Quando Gesù usa parole di castigo, lo fa in un contesto parabolico.

18.07.19