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L’aggancio nel dubbio

Mi ha fatto quasi meraviglia, sempre, come i cultori del dubbio, dell’incertezza dell’evento, della destrutturazione di ogni conoscenza, nutrano una certezza nelle proprie intuizioni e, spesso, teorie del dubbio. Il limite tragico, per il pensiero e per la vita umana, è una specie di dogma dell’antidogmatismo.

Eppure nella loro ricerca, ci sono degli stimoli necessari, utili, talvolta doverosi.

Sembra che tutti noi viviamo in un ginepraio di incertezze, dal quale emergiamo a tratti, o con la filosofia o con il piacere, quando non incontriamo la filosofia del piacere (un moderno epicureismo) o il piacere della filosofia (un moderno angelismo).

Eppure, per quanto noi si fugga, un punto di appoggio lo cerchiamo, e anche lo troviamo. E di tale punto di appoggio cerchiamo una giustificazione apodittica. Può essa venire ed essere definitiva?

Normalmente la giustificazione non arriva dal ragionamento, ma dalla vita emotiva. Amiamo l’idea che crediamo sia capace di “salvarci” dal ginepraio.

Se questa idea “salvifica” veicola una persona, siamo portati ad amare quella persona, almeno fino a quando non ci tradisce, ossia fino a quando non scopriamo la limitatezza della sua “securizzazione”.

Anche l’aver trovato finalmente Gesù Salvatore, non ci esime dal dubitare e dal ricomporci poi nella fede. La salvezza dal ginepraio è la fede in Gesù. La salvezza dai dubbi su Gesù, non viene da noi, ma dalla forza misteriosa, dall’energia “quantica” dello Spirito Santo.

02.06.14