Liberazione del perdono
Dopo le nostre malefatte possiamo assumere un duplice comportamento: la confessione che libera, oppure il nascondimento che ingarbuglia. Troppa parte della vita è sprecata nel cercare di coonestare i nostri errori, di qualunque specie essi siano. Arrampicarsi sugli specchi per convincerci che un nostro errore era opportuno compierlo. Confesso a Dio le mie colpe ed Egli perdona il mio peccato. La serenità è frutto della confessione, anche di quella sacramentale. La confessione è liberatoria e rappacificante, perché si inserisce nella verità, e sorgente di ogni verità è Gesù, e Gesù è arricchito dalla sorgente di Dio. Sì, il pentimento vero è opera di Dio, perché ogni verità è alimentata dallo Spirito Santo. Il nascondimento del nostro peccato è sempre fuga da Dio, tentativo di uscire dalla casa del Padre. La confessione dell’errore e del peccato è disporci a quella pace iniziale di cui parla il Salmo 50. Lo spirito dell’inizio, l’innocenza prodotta dallo Spirito nei nostri bambini (quell’innocenza che purtroppo spesso la nostra “cultura” cerca di soffocare o di eliminare). Il sorriso del pentito è sempre frutto dello Spirito. Frutto che ogni sera si rinnova in noi, quando durante la preghiera della sera nutriamo il ringraziamento per ogni bene praticato durante il giorno, e il rincrescimento per il male da noi in qualche modo perpetrato. 16.06.20
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