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Ottimismo

Gesù è sempre ottimista. Anche quando è rasente alla morte, come durante l’ultima sua cena in questa terra (dopo la resurrezione mangerà, ma non cenerà), riesce a sprizzare ottimismo. Giuda esce dalla sala da pranzo per tradire Gesù, e questi esclama: “Adesso raggiungo la gloria!”. Se questo non è ottimismo, perfino sfacciato, dove si può trovare altrove l’ottimismo?

Per noi è consolante il costatare che l’ottimismo di Gesù, è la sua eredità lasciata a noi, Chiesa. Difatti lui ci consegna in eredità la sua umanità (“il mio corpo”) con tutte le qualità ad essa inerenti. “Questo è il mio corpo, quello dato per voi” (Lc 22).

Con la sua umanità scorre verso di noi anche il suo ottimismo. Esso è fondato non sulla tristezza e sulla meschinità dei nostri ragionamenti, ma sulla lucentezza della sua fede.

A me sembra di vedere, tra i cristiani, almeno tre posizioni davanti all’ottimismo voluto da Gesù:”Godete ed esultate, perché la vostra salvezza è vicina!”

Posizione zero: cristiani che praticamente hanno abbandonato Gesù, per vivere come i mondani. Essi alla fine della vita vedono il nulla. Vita disperata, che si stordisce per non pensare.

Posizione incerta: cristiani che vivacchiano, credono anche all’al di là, e dicono di accontentarsi di scendere non nel nulla (inferno), ma in un quasi nulla, che dicono essere il purgatorio.

Posizione piena: cristiani sicuri del loro futuro con Dio (Paradiso), perché patria e destinazione dei figli di Dio. Sono certi del loro “Paradiso”, non perché se lo devono guadagnare e si impegnano per questo, ma perché il Paradiso, essendo vita in Dio, è semplicemente un dono di Dio ai suoi figli.

GCM 28.04.13