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Padre nostro


    Dio nostro Padre. Bisognerebbe chiamarlo Padre adottivo, se noi ci presentiamo quali “figli adottivi”, non naturali, spuri. Da dove viene questa idea di adozione? La troviamo nella traduzione latina del testo originale greco. Il greco dice “posizione di figli” che può essere intesa sia nel senso di figli naturali, che in quello di figli assunti per adozione. Anzi, nella cultura greca, anche i figli naturali diventavano figli in pieno diritto, incluso quello dell’eredità, soltanto dal momento, nel quale il padre li dichiarava figli.

    Il traduttore in latino delle Lettere di S. Paolo ai Romani (9, 4; 8, 15 e 23), ai Galati (4, 5) e agli Efesini (2, 5) traduce la uiothesia greca con adozione dei figli. Le Lettere di Paolo non furono scritte in latino, ma tradotte in latino circa nel terzo secolo, e nel quarto aggiustate da S. Girolamo.
    Quindi circa tre secoli da quando furono scritte originariamente. Si sa che la sensibilità e la cultura cambiano lungo i secoli, e che le traduzioni risentono della cultura, nella quale furono eseguite. Anche la tendenza a tradurre “figliolanza adottiva” invece che semplicemente “figliolanza” risente del tempo, in cui furono eseguite le traduzioni e le versioni.

    Se noi fossimo figli adottivi, Dio sarebbe un Padre adottivo. Perciò ci dovrebbe essere un altro padre del suo stesso livello, del quale adottare i figli. Dove andrebbe il detto di Gesù: “Uno solo è il vostro Padre, quello del cielo!”? Perché non dobbiamo chiamare nessun padre sulla terra? Perché diciamo semplicemente “Padre nostro”? Perché noi siamo stati voluti da Dio, fin dall’eternità? Fa piacere a questo Padre, che ha voluto essere completamente con noi, essere tenuto a distanza con quell’adozione? Padre sì, ma fino a un certo punto? Dove sta quel “Padre mio e Padre vostro” di Gesù?

    Siccome il termine greco, parla semplicemente di “figli”, perché non goderci questa figliolanza?

    09.03.15