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Zoccolo duro della fede

Un brano della lettera di Paolo ai Corinzi io lo vivo come sostegno della mia fede, e, perciò, della mia salvezza. E’ il brano del capitolo 15 (vv1-12) della prima lettera.

Quando lo leggo sento entrare in me la sicurezza della mia scelta e della mia speranza.

Cristo morì per i nostri peccati, fu sepolto ed è risorto il terzo giorno. E poi la conferma storica sia della vita, sia della risurrezione. Conferma che ci viene dai testimoni. Non solo gli Apostoli, ma altre cinquecento persone hanno costatato la realtà (talvolta tattile, oltre che visiva) di Gesù vivo dopo la morte infame.

Paolo afferma che anche a lui, che non è degno di essere apostolo, Gesù si è rivelato, gli è apparso.

Per noi le loro certezze, anche storicamente confermate, diventano  le nostre certezze, la serenità della nostra fede.

Eppure anche a noi Gesù continua a mostrarsi. Che cosa sono i Vangeli, letti o ascoltati con cuore bramoso, se non una rinnovata manifestazione di Gesù? Che cosa sono i nostri amici credenti, ossia la Chiesa, se non manifestazione di Gesù? La Chiesa di Gesù, attraversata dallo Spirito del Signore, è il corpo di Cristo, materializzato nella storia.

Credere la Chiesa è incontrare Gesù. Vedere in ogni credente, un lembo della presenza del Risorto: in ogni uomo e in ogni donna, credenti.

Il tentativo di distruggere i credenti, sia con le persecuzioni cruente, sia con le persecuzioni ironiche lanciate contro i credenti che errano, è un tentativo di cancellare Gesù, il Risorto, dalla storia.

GCM 20.09.12