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Progresso e attese

Nostro Padre sceglie l’evoluzione, non la rivoluzione, spesso violenta ed eclatante.

Per abituare gli Ebrei alla libertà, attende un tempo lungo (i quarant’anni del deserto), perché essi si abituino alla bellezza e ai pericoli (che egli corregge) della libertà.

Il suo cosmo è in evoluzione permanente.

La sua Chiesa cammina faticosamente con il progredire dei popoli (populorum progressio).

Gesù segue il passo del Padre. E’ paziente con i suoi tre anni, attendendo lo sviluppo che sorge dallo Spirito Santo.

Per abituare i suoi alla realtà della Risurrezione, resta ancora con loro, in diverse apparizioni, insegnando loro le verità del Regno.

Gesù progredisce attraverso tre stadi: lo stadio della permanenza tattile e visiva nella sua fase storica; lo stadio del suo mostrarsi tattile nei quaranta giorni dopo la Risurrezione, quando alterna la visibilità all’invisibilità; lo stadio dell’invisibilità, dopo aver rassicurato i suoi circa la sua indefettibile permanenza.

Nel secondo stadio “evolutivo”, Gesù quando si presenta assicura la sua permanenza fisica, facendosi toccare, mangiando del pesce, e mostrandosi come cuoco sulla riva del lago di Tiberiade.

La sua visibilità nuova si sposa alla sua invisibilità. Ci assicura che sarà sempre con noi, anche nella sua nuova condizione.

Ciò alimenta la nostra speranza. Anzi, la gioia della nostra speranza. Le speranze umane sono attraversate dall’angoscia verso un futuro incerto; la speranza cristiana è sempre attesa di realtà sicure.

GCM 14.04.13