Amare i nemici. Non solo perdonare le offese. Insomma il quasi impossibile ci viene indicato e chiesto da Gesù.
Accondiscendere o rifiutare? Altra scelta non c’è, davanti a colui che fu e resta “segno di contraddizione”.
Il rifiutare è facile: basta dire di no, spesso nascondendoci dietro la nostra debolezza, oppure dietro complicate serie di elucubrazioni mentali, tanto per accampare scuse.
Accondiscendere non è immediato, perché siamo stati educati e siamo abituati a quella chiarezza, grazie alla quale il nemico deve essere contrattaccato, o, nei casi meno pesanti, sopportato e sfuggito. Se sfuggito non può essere amato, perché l’amore esige il contatto.
Però vogliamo accondiscendere a Gesù, se ci interessa la nostra salvezza. E allora? Forse esiste una via, che progressivamente ci conduce all’amore… quasi come le indicazioni del “Piccolo principe”.
Primo: non vendicarsi per l’offesa subita e non rimandare ad altre occasioni la vendetta.
Secondo: esercitarsi alla sopportazione.
Terzo: con Gesù, convincerci che il nemico è ignorante (non sanno ciò che fanno) e un ammalato di nevrosi di cattiva mentalità.
Quarto: cominciare a pregare per lui. La preghiera è adatta a guarire noi e “lui”.
Quinto: trattarlo sempre con gentilezza, anche quando lui persiste nell’essere scorbutico.
Sesto: vedere se possiamo voler bene a un poveraccio, che viaggia con noi nella stessa barca ondeggiante.
Settimo: aprirci allo Spirito santo, che crea sempre amore, anche dove regnava l’odio.
14.03.14