Il Padre ci ama, quando disapprova la nostra condotta?
Si può disapprovare e condannare, e si può disapprovare e compatire. Molti non si capacitano nel vedere amore innervare la disapprovazione. E’ la posizione, per esempio, della Chiesa, e, prima ancora, di Gesù verso i divorziati.
Gesù a chiare lettere, nel Vangelo di Matteo, condanna il divorzio, praticato presso i suoi conterranei, che si appoggiavano a una legge, attribuita a Mosè, per coonestare il divorzio, praticato addirittura per qualunque motivo, Gesù ama i divorziati o li detesta?
Gesù vuole salvare tutti, anche i divorziati, le adultere, i pubblicani e le prostitute.
Davanti a unioni illegittime, noi possiamo nutrire un doppio modo di disapprovare: la condanna o il rimpianto; tu sei un delinquente, oppure mi dispiace che tu ti faccia del male. Sono questi due modi di disapprovare, anche chiaramente: il primo è dettato dall’egoismo giudicante; il secondo dall’amore compassionevole. Il secondo non cela la verità, la sublima nell’amore, perché la persona che sta errando, non si danneggi ulteriormente.
La “severità” di Gesù è in vista della salvezza delle persone. Così deve essere, ed è, la cosiddetta severità della Chiesa, che deve essere coerente con se stessa, obbedendo alla volontà di Gesù.
Disapprovare l’errore, e anche la persona che erra, è solo in prospettiva del suo ravvedimento, e quindi della sua conversione e della sua pace.
GCM 21.06.13