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Lasciar parlare o ascoltare? 1

Quando una persona parla all'altra di argomenti seri, personali, chi ode, potrebbe assumere atteggiamenti diversi, in base all'interesse, o a non interesse, per ciò che si comunica a lei.

Classico è l'episodio del giovane amante che parla con la ragazza, che lui ama, e questa, mentre lui parla, continua a curarsi la manicure. Essa sente dei suoni vocali, che non le interessano.

L'altro modo è quello di lasciar parlare, e anche seguire ciò che vien detto, ma a quanto viene detto non si sta attenti. Una delle più comuni forme di disinteresse, è quella di scoprire che cosa produce in chi ascolta, senza badare al perché l'altro parla. È sì uno stare attento alle parole, ma reagire secondo quanto quelle parole destano in chi ascolta. Allora la reazione è quella di reagire secondo quello che ridestano nell'ascoltatore i segnali vocali che gli arrivano. È il classico lasciar parlare, senza ascoltare. È il più comune modo di non porsi in sintonia. È il classico cicaleccio tra le comari, quel soffocare le parole dell'altro con le proprie parole. Questo accade nei salotti, nei conventi, nei mercati e altrove.

Io mi trovo frequentemente in questa situazione. Io, di solito, uso un linguaggio paratattico, nel quale le protasi e le apodosi sono staccate. Pronuncio la prima frase, e mi sento assalito da conferme, smentite, da deduzioni e da controdeduzioni: in chi mi ode, non c'è la pazienza di permettermi di completare.

Ma c'è anche un altro modo di ascoltare.

08.06.18