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Leggi e patimenti

S. Paolo ritorna spesso sul binomio “legge-grazia”, trovando l’opposizione tra la legge (mosaica) e la grazia, attuata in Gesù. In realtà, anche allora e sempre, un’opposizione tra legge e grazia gravava sulla fede e sull’opera di Paolo.
 E oggi, è applicabile alle leggi – anche quelle ecclesiastiche – il dissidio vissuto da Paolo? Ai suoi tempi si trattava di conseguire la “salvezza” di Dio. Paolo vedeva che Gesù era l’unica salvezza, essendo lui l’unico Salvatore.

Paolo vedeva nella legge non l’opposizione, ma la pedagogia che indirizzava a Gesù. Perciò si opponeva alla legge-salvezza non alla legge-pedagogo.
C’è analogia tra la legge di Mosè e le leggi ecclesiastiche? L’osservanza delle leggi ecclesiastiche (Codice di Diritto, Costituzione degli Ordini religiosi, ecc.) è unica via alla salvezza, prodotta da Gesù?

Ogni legge è dande, che sostengono i primi passi incerti, è aiuto iniziale, non risultato finale. Pedagogo, non salvatore. La salvezza viene dallo Spirito, che supera di gran lunga ogni legge umana, dal Codice di Diritto Canonico al Corano.
I Santi tutti hanno vissuto realtà non codificate da leggi. Amore sconfinato, estasi, miracoli, scienza infusa e altro, che leggiamo nella vita dei santi, non sono prodotti da leggi. E, questo è drammatico, quando i tutori ecclesiastici hanno preteso di conchiudere i “carismi” nelle leggi, abbiamo incontrato il Golgota, le sofferenze di Giuseppe da Copertino, gli screzi tra Beda Hess e P. Kolbe.

03.07.19