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Il senso dei fedeli

Ricordo i funerali del papa Giovanni Paolo II. La gente chiedeva: “Santo subito!”. Evidentemente non intendeva indicare ciò che già stava accadendo nel seno del Padre. Essa esprimeva il desiderio che anche la casta ecclesiastica, riconoscesse pubblicamente la santità del defunto.

Ma si opponevano le norme del diritto e delle procedure. In altre parole la casta era prigioniera delle leggi da essa inventate. Prigioniera di se stessa, analogamente a ciò che si dice dei vizi: chi segue un vizio, ne diventa prigioniero. O anche quello che disse il nostro Gesù: chi pecca è schiavo del peccato. Proprio come i farisei, che erano prigionieri, perché osservanti dei riti da loro stessi inventati.

A piena bocca si proclama il “sensus fidelium”, e quando questo si manifesta, lo si disattende.
Il sensus fidelium sente il valore di una persona, a cominciare da quella di Gesù. E vive questo valore.

Nella chiesa ortodossa è proclamata santa una persona, se il popolo la venera dopo la morte. Nella chiesa cattolica l’istituzione nega di procedere alla dichiarazione di santità di una persona, se questa ha avuto un qualche culto, prima che l’autorità lo permetta. Nel cattolicesimo tutto deve essere guidato e imposto dall’alto.
Fortunatamente una persona si può fare santa, anche senza il permesso dei superiori, i quali talvolta collaborano alla santificazione delle persone torturandole.

Il senso dei fedeli spesso sente più in là della speculazione dei teologi. Due strade distinte e separate? No: due strade che, se non entrano in dialogo, si perdono e si annullano.

GCM 04.11.10, pubblicato 14.01.11