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Pregare con i martiri

Le persecuzioni dei cristiani, che oggi si perpetrano in Iraq e in Nigeria e in Somalia e nel Sudan, ecc. ci richiamano alla memoria la celebre frase di Tertulliano: “Sanguis Martyrum, semen Christianorum”. Come in questi giorni abbiamo costatato, guardando la Corea.

La nostra sensibilità cristiana ci porta a pregare con i profughi perseguitati, per accompagnare l’aiuto che Gesù dona ai suoi martiri.

Un passo ulteriore è quello di pregare con i martiri. Il martirio per dimostrare la fede cristiana davanti alle oppressioni e alle minacce di sezioni folli di musulmani, era stato desiderato anche da S. Francesco, il quale designava come perfetti cristiani i primi martiri francescani.

Il martire è “salvo” per il battesimo di sangue, ed è assunto in Dio, già al momento della morte. E diventa intercessore principalmente per chiedere al Padre la forza della fedeltà alla fede, per i fratelli o per gli amici, che ancora devono subire la violenza dei persecutori.

Si tratti dei persecutori giapponesi, coreani, nazisti, comunisti o  musulmani, i persecutori agiscono sempre per odio contro Gesù. Ma i perseguitati uccisi sono tutti santi, prima che l’autorità ecclesiastica, principalmente cattolica o ortodossa, li riconosca.

Il martire è in grembo di Dio; perciò la nostra preghiera per i nostri sofferenti le persecuzioni, si unisce alla loro. Quindi mentre preghiamo per chi vivo subisce persecuzione, preghiamo anche assieme con chi morto, ma vivente, ha già subito la morte per la persecuzione.

Le persecuzioni più recenti vengono dal settore musulmano, perciò nella preghiera noi includiamo perseguitati e persecutori.

24.08.14