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Povertà e umanità

I profughi, che si rifugiano in questa vecchia Europa, da che cosa sono spinti? Perché non emigrare in Russia, in India, o in Cina, paesi che vantano una “economia emergente”? Perché l’Europa?
Chi fugge dalle guerre, soprattutto quelle doppiamente nefande, come le guerre dell’ISIS o di Boko Haram, cerca un luogo sicuro. Lo troverà, ora che il terrorismo si è insinuato, non solo superficialmente, nell’Europa?
Altri fuggono dalla povertà, perché attirati dai paesi ricchi. Questo è rifugio oppure ascolto della sirena della ricchezza, di quella ricchezza occidentale, o non solo, che crea la povertà di altri popoli? Se arrivano per “farsi ricchi” entrano nel dinamismo perverso dell’essere ricchi sulle spalle dei poveri. Entrano nella logica del grosso peccato sociale. Proprio come i nostri emigranti di inizio secolo scorso, i quali, diventati americani, si sono aggregati ai ricchi.
Può essere approvata la distinzione e anche la lotta tra ricchi e poveri, tra il regno di mammona e il Regno di quel Dio che sta sempre dalla parte del povero e del sofferente?
Se in questo mondo non si inserisce la speranza, quella vera che Dio depone nei nostri cuori, la presenza diabolica dell’oppressione del povero e del perseguitato, continuerà a gridare il proprio dolore davanti a Dio e nella storia degli uomini.
La speranza non solo di alcuni, quelli che credono, perché la sostanza della speranza è la fede, ma di tutti, se ancora tutti sono capaci di valori, che li facciano uscire dal loro guscio egoistico.