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Ho udito il grido

      - Signore, tu sei mio Padre e vedi la mia sofferenza. Ti prego mostrami il tuo grande amore, intervenendo su quelli che causano la mia sofferenza.
      - Vedi: io non smetto mai di amarti e di “udire il grido del mio popolo”, perché siete in molti a soffrire. Però mi trovo davanti a un testardo, che scambia per dovuta costanza, il non tornare indietro.
      - Però tu sai come agire, per difendere queste tue creature.
      - Ti ricordi la mia pazienza e i miei sforzi per smuovere il cuore indurito del Faraone? Quanto ho fatto per raddolcire il suo cuore? Io non mi arresto davanti al protervo, cerco di salvare anche lui, ma lui testardo va incontro alla sua rovina.
      -  Allora tu mi inviti ad attendere e a vedere la tua opera?
      - Sì. Tu conosci la testardaggine della casta religiosa dominante ai tempi di Gesù. La loro testardaggine è arrivata al punto tragico della crocifissione, all’uccisione di quel mio Figlio, accreditato presso tutti.
      - E allora che devo attendere, davanti a una cieca protervia?
      - Attendi ciò che il mio Figlio e i suoi hanno visto alla fine: il trionfo della Risurrezione! La mia intelligenza e la mia bontà sanno sempre come superare la testardaggine dei “potenti” per sollevare gli umili e i sofferenti.
      - Allora che devo fare?
      - Attendere, compi quello che ti riesce di compiere: anche Gesù, davanti al persecutore si ritirò in Galilea. E intanto spera e prega.
      30.04.17