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La lode

Sto riflettendo, per dono di Dio, sull’episodio evangelico dei lebbrosi guariti da Gesù.

“Abbi pietà di noi”: la sofferenza, se si incontra con Gesù, diventa preghiera. Ogni sofferenza perfino quella che ci attanaglia in questo tempo, al triste pensiero di ciò che vorrebbero fare di S. Lorenzo in città.

Alla preghiera Gesù risponde: “Datevi da fare, muovetevi!”, sebbene il muoversi va contro le leggi.

Chi prega, si muove.

Un guarito ritorna da Gesù, lodando Dio.

Loda Dio. Nel testo troviamo due verbi “lodare Dio” e “ringraziare Gesù”.

Troviamo un susseguirsi di piani: preghiera, azione, ringraziamento, lode. La lode “completa” il miracolo. L’azione amorosa di Dio deve ritornare a lui con l’amore della la lode, oltre il ringraziamento. Il ringraziamento tiene conto direttamente del beneficio, la lode si rivolge direttamente al benefattore, alla sua bontà.

Purtroppo spesso noi non ci eleviamo alla lode. È ben vero che la nostra lode non aggiunge nulla a Dio, l’Assoluta Bontà e l’Assoluto Amore. Ma l’assolutezza di Dio non è distacco dalla sua creatura, dai suoi figli. È un assoluto aperto nell’Amore.

Tuttavia la lode completa in noi il miracolo, lo rende luminoso, lo fa uscire dalla pur dorata strettoia del nostro egoismo soddisfatto. La lode è un’apertura a Dio, che ha aperto il suo Amore su di noi. La lode nostra esalta non Dio, ma noi. Proprio per il fatto che, lodando Dio che accoglie la nostra lode, ci alza al suo stesso livello: un Padre infinito, che abbraccia i figli, effondendo in essi il suo Spirito.

09.10.16