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Emanare Gesù  

Maria incontra la parente Elisabetta, e il concepito di Elisabetta, ancora nel seno della madre, sgambetta di gioia, sentendo la presenza di Gesù gestato da Maria. Si accorge, come gli è possibile, della presenza del Salvatore. Egli, nel ventre della madre, è l’antenna che capta anche a favore della madre, una presenza irradiante la salvezza.

Questo episodio nuovo e sublime ci suggerisce alcune piccole riflessioni.

La prima è rivolta al fatto che la presenza di Maria porta una sorgente di gloria irradiante.

Maria, allora, era già pregna di Gesù. E la sua semplice presenza comunicava il Gesù in lei presente.

E qui si innesta una mia e nostra riflessione di credenti: siamo talmente pregni di Gesù, da trasmetterlo agli altri, quando li avviciniamo? Ci accostiamo al prossimo, con la convinzione di essere “cristofori”?

Per essere autentici trasmettitori della presenza di Gesù in noi, non occorre convincere nessuno con i nostri discorsi, ma espandere amore a tutti con la nostra presenza.

La seconda è rivolta alle sensibili antenne, che captano Gesù nel grembo della madre. Ecco emergere mia madre e la mia funzione di rivelatore di Dio, quando lei mi portava in seno. Mia madre mi doveva essere riconoscente. E lodare Dio.

A questo punto, proprio quando si avvicinava il Natale, mi sorgeva una nera tristezza per quelle donne, che, rifiutando una maternità serena, si privano della sensibilità nei riguardi di Dio. Forse temono di sfiorire (o altro!) e preferiscono il lifting.

21.12.19