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Gesù ci parla 

Gesù si manifesta. Manifestando se stesso, manifesta il Padre, rompendo la parete del mistero, infrangendone le oscurità che l’uomo ha condensato.

Oltre la manifestazione del suo operare (“credete almeno ai fatti!”), egli ama manifestarsi nel parlare.

Mi sembra che la sua parola si esplichi diversamente almeno in tre situazioni.

Gesù parla a “loro”, a tutti, spesso adoperando il linguaggio parabolico.

Gesù parla, nel privato, ai suoi, che egli istruisce in modo sempre più intimo fino alla profondità (altezza?) del discorso dell’ultima cena. Ivi il parlare è condito di enorme dolcezza e di luce soave.

Gesù parla davanti agli avversari, contrattaccandoli. Spesso in questo parlare polemico, escono parole di rivelazione dense, sublimi. È sufficiente scorrere anche superficialmente il Vangelo di Giovanni per costatarlo.

Comunque parli Gesù, deve trovare in noi scolari attenti, di quell’attenzione che è sorretta dallo Spirito Santo.

Eppure qualche cosa d’altro apprendiamo da Gesù, quando lasciamo che il Vangelo penetri in noi, nella sua chiesa. Il Vangelo è seme sparso in terra. Nella terra fermenta e si sviluppa. Nella nostra adesione semplice alla sua parola (senza se e senza ma), la Parola cresce in noi, se siamo disponibili, ora il trenta, ora il sessanta, ora il cento per uno.

È sempre luminosa la frase di S. Gregorio: la Scrittura cresce in chi la legge.

Il Vangelo non è verità conclusa, ma stimolo aperto al quotidiano.

26.09.19