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Il pianto

Talvolta mi aggancia la tristezza, quando vedo questo tempio di S. Lorenzo, che da centro sta diventando un accessorio. La comunità non s’incontra nella chiesa, questa non è il centro degli interessi e delle cure. Spesso interessano altre attività, fino a sguarnire il tempio dal sacramento della confessione per un intero pomeriggio.

Eppure, quando i francescani furono invitati a trasferirsi da S. Francesco Vecchio a Porta Nuova, dove era eretta una cappella a S. Lorenzo, la prima attività per la quale furono spese tutte le forze umane e  finanziarie, fu quella di erigere una grande chiesa, e non quella di allestire un comodo convento. Il cuore del convento e dei conventuali era indirizzato alla chiesa, che seppero rendere il gioiello che oggi ancora godiamo.

Quando nel 1927, noi  riprendemmo ad abitare a Vicenza, non pensammo al convento, accontentandoci di occupare qualche locale, ma lavorammo per abbellire e completare la bellezza della chiesa: luce, pavimento, altare maggiore, organo... insomma tutto era speso per la chiesa. I frati erano pochi, ma costantemente in chiesa, sempre pronti a prestare il ministero. Fortunatamente non c’era la televisione e si curava la biblioteca.

Oggi, con la scusa che le persone frequentano meno la chiesa, si diminuisce il servizio, non accorgendosi che solo aumentando il servizio si attira qualche persona in più. Meno si offre comodità di opere, e meno le persone approfittano di una comodità... che manca.

Da centro ad appendice, da cuore a unghia. Quel poco servizio che si offre, attira ancora. E’ come per il suono delle campane: meno si suonano, meno attirano verso la chiesa. Poi ci si lamenta che “c’è poca gente”.

GCM 18.07.12