Gioia con Gesù04.07.12 Nelle passate norme liturgiche, che alcuni vorrebbero ridestare, il “celebrante” (allora la comunità non celebrava, ma assisteva alla messa!) dopo la santificazione del pane e del vino (che dicevano fosse una mera consacrazione!), era obbligato a mostrare l’ostia e il calice. Egli doveva mostrare la schiena ai presenti, grazie a una squisita norma di buona educazione, e mostrare calice e ostia, elevandoli sopra la testa! Oggi egli mostra l’ostia e il calice santificati, guardando in faccia i presenti. I presenti che cosa fanno? Chi è distratto, chi sta con la testa abbassata, chi tiene chiusi gli occhi per grande devozione, chi guarda l’ostia e il calice. Ma come? Ti guardo e credo che Tu sei qui! Ti guardo e mi assale la gioia per il dono di Te stesso, che Tu stai facendo a me e alla Chiesa tutta. Lo sguardo, quindi, è gioioso e riconoscente a Gesù che ritorna, e al Padre e allo Spirito Santo che sono presenti insieme con Gesù. Guardare l’ostia e il calice è un momento di dialogo muto, che si esprime con un sorriso riconoscente di reciproca intesa. Così, poi, possiamo vivere con gioia l’atto di fede e di amore, che il rito ci pone in bocca nei versetti di esclamazione che seguono quel “mistero di fede” pronunciato dal regista-sacerdote, incaricato di coordinare il momento eucaristico: “Annunziamo... ecc” Anche così si può vivere l’Eucarestia come gioia dell’incontro e del dialogo. Un’Eucarestia pervasa dal fervore della gioia e della gratitudine. GCM 15.11.11
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