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Opera delle mani d’uomo

Tra i gravi peccati, che il profeta Osea rimprovera ai suoi fratelli ebrei, il popolo scelto da Dio, affinché sia un popolo sacerdotale, è quello di eleggere come Dio “l’opera delle tue mani”.

Il significato più immediato di quest’opera, è la costruzione di idoli, a cominciare dal vitello d’oro, fuso dal “sacerdote” Aronne durante il pellegrinare nel deserto. Ma il significato colpisce ogni opera delle mani dell’uomo, sulla quale si fa affidamento incondizionato, sottraendo a Dio l’affidamento e la fede che gli spetta.

E’ idolatria l’opera delle nostre mani se essa non è vissuta come semplice aiuto a vivere e manifestazione della nostra collaborazione con l’azione di Dio.

Una delle più manifeste opere delle mani dell’uomo, nelle quali si pone una fiducia profonda, tanto che temiamo per il prosieguo della nostra esistenza, è il conto in banca.

Ma altre opere delle nostre attività sono da noi deificate: la cultura, la stima della gente, il successo, il sesso ben riuscito e iterato, l’appoggio incondizionato a una persona fuori o dentro il matrimonio, il piccolo messia che risolva finalmente le difficoltà politiche e finanziarie... insomma ogni fatto umano dal quale attendiamo la soluzione dei problemi personali o sociali che ci affliggono, e attorno ai quali s’aggirano le nostre ansia e le nostre speranze.

Lancia nel Signore le tue angustie, ed egli ti libererà, dice la Scrittura. E noi s’aggiunge: aiutati, ché il ciel t’aiuta. Eppure: “Il nostro aiuto viene dal Signore, che ha fatto il cielo e la terra” dice la Scrittura. Ci crediamo?

GCM 12.03.10, pubbl. 10.09.10