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Profeti e Gesù 1

Prima di Gesù e dopo Gesù, come si comporta la profezia, questa manifestazione di Dio attraverso la parola degli uomini?

Da come la Bibbia (e anche altre scritture sacre, non inserite nel filone ebraico-cristiano) si esprime, le profezie sono in continua evoluzione.

Adamo ha una precisa indicazione da Dio: si tratta di quella che Papa Giovanni ricordava come “rivelazione primitiva”. Poi le espressioni ulteriori di Dio prendono spazio e luce attraverso Noè. Il grande sviluppo successivo, ma solo ristretto al popolo ebraico, di esprime da Abramo.

Altro passo evolutivo si attua in Mosè, che, in nome di Dio, non solo indica la profezia, ma la incarna concretamente in un popolo, costruito in maniera tale da essere un documento della presenza e della verità di Dio tra gli altri popoli.

Lo sviluppo della presenza di Dio, oltre che in un popolo, anche nei messaggi, si attua attraverso i “profeti” di Israele. Essi formano un fluire abbondante di annunci di Dio, e ai profeti si affiancano i libri sapienziali, che esprimono anch’essi la “dottrina della sapienza”.

La rivelazione raggiunge l’apice in Gesù, il quale non soltanto è profeta che manifesta la parola di Dio, ma è Dio che si manifesta apertamente in Gesù, nelle sue parole e nelle sue opere, e crea una nuova comunità che è continuazione della stessa persona di Gesù.

E dopo Gesù, apice della profezia, ci sono ancora profeti? Oltre Gesù, il massimo della profezia, no. Eppure continua la profezia in tre modi: con i concili, che esplicano la parola di Gesù; con le rivelazioni private, se sono in armonia con Gesù e con la Chiesa; con l’opera dei teologi. Le altre profezie, che non sono in armonia con Gesù, valgono soltanto nelle parti che si incontrano con Gesù.

GCM 28.10.09