HOME

Home > Chiesa SACRAMENTI > Articoli 2013 > Preghiera 2

Preghiera 2

Come interpretare il comando imposto al clero di pregare con preghiere non nate nel seno del Cristianesimo?

Il comando è condizionato chiaramente: chi non usa quel formulario ebraico (Salmi) durante la preghiera obbligatoria e “ufficiale”, incorre nel peccato di omissione e di disobbedienza.

Allora possono darsi molteplici casi.

Prego, dicendo con convinzione che Dio è severo, lontano, causa dei mali, e che l’odio al nemico è giusto e santo. Ossia aderisco alla lettera di alcuni Salmi (e non sono rari), e almeno per quel lasso di tempo, mi dimentico di essere cristiano.

Oppure recito bellamente i Salmi, non come mia preghiera, ma come testi lirici di altri tempi e di altri popoli, al pari della declamazione dell’Eneide o dei lirici greci. E allora non obbedisco al pregare in sé, ma  dedico un certo tempo alla declamazione.

Leggo il testo senza pensarci e - come mi diceva un Padre Spirituale - accontento il Diritto canonico... ma non il cuore e la pietà.

Oppure passo un’ora nello sforzo di “trasferimento” del significato letterale delle parole, attribuendole ad altro. In noviziato mi insegnavano, per esempio, di pensare al diavolo, quando si parla di nemici. E se una persona non immagina il diavolo sotto l’aspetto mitico?

Oppure posso selezionare: recitare solamente quei salmi che si armonizzano con il sentire cristiano. Ma pecco contro l’obbedienza.

Oppure - secondo l’intuizione di S. Francesco, sostituire i Salmi con il Padre nostro, e - come epicheia - sostituire i Salmi con preghiere e inni cristiani.

Sarà possibile?

GCM 18.08.12