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Autocoscienza di Gesù


      Nella vita terrestre di Gesù, credo si possa notare una doppia situazione, due diversi periodi.

A distinguerli di netto è il Battesimo di Gesù. Gesù vi accede per completare ogni giustizia, e ne esce dichiarato Figlio del compiacimento, Figlio unico di Dio.

Fino al Battesimo Gesù agiva con la coscienza di essere un israelita pio e praticante. Dopo il Battesimo si insinua in lui, sempre più nitida, la coscienza di essere Figlio di Dio. Tanto Figlio da raggiungere la coscienza di essere una sola realtà con Dio: “Io e il Padre siamo la stessa realtà”.

Prima del Battesimo Gesù correva il pericolo di essere maltrattato come il cugino Giovanni, con la spiritualità del quale Gesù familiarizzava. Dopo il Battesimo Gesù correva il rischio di essere lapidato, in quanto si dichiarava Figlio di Dio. Prima del Battesimo correva il rischio di essere perseguitato dall’autorità “civile” di Erode. Dopo il Battesimo corse il rischio di essere cercato a morte dall’autorità “religiosa”, perché ritenuto un eretico bestemmiatore.

Alla fine si allearono per ucciderlo autorità religiosa e autorità civile. L’autorità religiosa rifiutò il suo essere figlio di Dio; l’autorità civile lo assimilò al ribelle sanguinario Barabba.

Al di sopra di quei giudizi errati, si stagliava la coscienza ben sicura  di essere uomo autentico e Figlio di Dio, una sola realtà con il Padre.

La coscienza di ciò che noi siamo, ci viene dall’interno, anche quando è sollecitata da eventi esterni. In Gesù, la coscienza di essere Figlio di Dio gli venne dal profondo del suo essere.   

                GCM 10.04.14