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Maria, madre

Maternità per le donne e paternità per i maschi sono possibilità e compiti, intrinsechi alla natura. Che poi questa dotazione si serva anche della genitorialità, ossia della forza di generare fisicamente, questo dipende da altre circostanze.

Essere genitori non coincide con l’essere padre e madre. L’esempio, purtroppo, più tragico e chiaro, avviene quando la genitrice uccide il neonato, gettandolo nel cassonetto dei rifiuti. Certamente non sono né padre né madre i genitori che ricorrono all’aborto.

La funzione della maternità vera e propria si inizia dopo la nascita del bambino. Prima era un rapporto verso uno sconosciuto, per quanto accolto e anche in qualche modo amato, ma la paternità e la maternità si specifica e cresce dopo che quell’esserino mostra una faccia.

Il generare termina, la maternità perdura e si sviluppa.

Maria genera Gesù. L’angelo le dice: Avrai in seno e partorirai. Ma dalla nascita in poi Maria sviluppa la maternità. Fugge in Egitto per difendere il bambino. Evita di fermarsi a Betlemme, dopo il rientro dall’Egitto, e si sistema a Nazareth. La troviamo ad accompagnare il ragazzo dodicenne a Gerusalemme quando come madre subì la strizza di aver perso il figlio. Vuole incontrare Gesù, durante lo svolgersi della missione profetica di Gesù, eccola sotto la croce, e in preghiera attendendo lo Spirito Santo con gli Apostoli, e noi cattolici abbiamo la felicità di saperla assunta in cielo. Una maternità che si sviluppa e si identifica nel tempo.

Maternità che non si ferma al parto, ma cresce. Madre diventa ogni giorno più. Oltre genitrice Maria è anche madre di Gesù. Come mai è madre anche nostra? Proprio perché si può essere madri, senza essere genitori.

01.01.16