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Gesù solo

Gesù solo, abbandonato. Non solo nei suoi membri cristiani, ma anche nella sua persona.
La solitudine più acuta e lancinante Gesù la patì nel Gethsemani con i tre discepoli dormienti, e sulla croce, dove Gesù provò l'abbandono del Padre. Gesù aveva previsto la solitudine. "Questa notte mi lascierete solo, ma non sono solo, perchè il Padre è sempre con me".

Forse si nota meno un'altra solitudine di Gesù. Il Vangelo nota che a una proposta della gente ammirata per i suoi "segni", di farlo capo (re), egli si sottrasse e scappò sul monte, lui solo.

Perché questa fuga di Gesù e questa solitudine? Semplicemente la gente pensava di lui, ciò che lui non era. Lui era il Figlio di Dio, che era destinato a salvare "gli uomini dal loro peccato". Il pensare di Gesù ciò che lui non è, lo riduce alla sottrazione e alla solitudine.

Quanta solitudine causata a Gesù lungo tutta la storia della Chiesa, quando di lui si sono pensate, dette e scritte idee, che non gli appartenevano. Le eresie cristologiche, quelle che già i primi concilii ecumenici avevano superato. È sufficiente ricordare l'eresia ariana, per incontrarci anche in quelle eresie cristiane, che Maometto ha recepito nel Corano, a iniziare dall'eresia della non-divinità di Gesù.

La solitudine di un Gesù incompreso è stata sempre la sofferenza della Chiesa, il Corpo di Cristo. Tali incomprensioni di Gesù, si sono riaccese con le pretese dell'Illuminismo e con un certo modo di negare la storicità di Gesù. Gesù solo si rifugia nella nostra fede.

17.04.15