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Il vino della botte

La dinamica psichica del vedere negli altri ciò che sentiamo in noi, ma non riusciamo a decifrare, noi lo proiettiamo negli altri.
Gesù ce l’aveva indicato già da molto tempo. “Tu vedi il bruscolo nell’occhio dell’altro e non ti accorgi della tua trave”.
Se l’avvertimento di Gesù ci fosse presente, allora il rilevare i difetti o gli errori degli altri, diventerebbe non condanna del prossimo, ma provvidenza per accorgerci di noi stessi.
Anche il desiderio che gli altri siano quella persona oppure che abbiano quella qualità, aiuterebbe a capire quanto manca a noi ciò che vediamo mancare gli altri.

È chiara la situazione di chi vuol sposare una donna senza macchia morale o fisica: non è raro che essa richiama la persona, la quale questo vuole, a ricordarsi di pretendere essa stessa di essere senza macchia e non riuscirci. Quasi che la perfezione di quella donna sopperisca ai difetti di quell’uomo.
È ovvio che il santo esporta serenità. Il disperato esporta disperazione e ogni tipo di distruzione, dalla critica distruttiva, al suicidio e all’omicidio. La cattiveria cresce in chi è scontento di sé, non ha l’umiltà di accettare i propri limiti e vuol trascinare gli altri nell’abisso della propria nullità.

Ogni botte ha il vino che raccoglie, e da essa non si riesce a spillare altro vino.
Gesù assicura che i poveri sono beati, quei poveri che non si indispettiscono per la propria povertà, ma serenamente l’accettano.

04.07.19