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La Messa

Ho udito che, nella mia città, il numero delle messe domenicali sarà “drasticamente ridotto”. Io vivo un bisogno forte della messa, che è il mio punto di arrivo e la sorgente della mia forza. Io sono una donna vedova e sola, che devo accudire a mia madre inferma, bisognosa, giorno e notte, di assistenza continuata. Nel passato avevo la “comodità” di partecipare a una messa, perché la vicinanza della chiesa e l’orario delle messe celebrate mi permettevano di lasciare sola la mamma per tre quarti d’ora. Poi nella mia città è stato ridotto il numero delle messe, e perciò posso frequentare soltanto qualche volta, e me ne rincresce. Ora mi si prospetta la difficoltà totale di frequentare la messa, il mio unico conforto. Perché non pensano anche a me, e ai molti anziani, che riescono a percorrere solo cento metri?! Sono afflitta.
G. M.

Stranamente la mittente e io abbiamo due cose in comune: la sigla del nome e del cognome, e l’aver udito che il numero delle messe domenicali sarà ridotto drasticamente.

Che cosa dire? Proviamo a riflettere.
  1. Io non riesco a scorgere quali motivi pastorali stanno alla base della suddetta riduzione. Per pastoralità, Gesù ci dà un esempio chiaro: il pastore va in cerca delle pecore smarrite, in difficoltà. E S. Pietro ci dice che il pastore non deve dominare, ma farsi partecipe delle difficoltà delle pecore. Perciò mi pare che prima di decidere su quale “pascolo” offrire alle pecore, è necessario ascoltare le pecore, come per esempio G. M. – Io ricordo che, quando nella mia comunità si volle ridurre di una messa il numero delle messe feriali proposi di interrogare le gente, prima di decidere. I responsabili, sicuri delle proprie idee, non interrogarono la gente (perché le mie proposte erano troppo strane), soppressero due messe (delle ore 9 e delle ore 10) e indicarono una messa alle ore 9.30, convinti che chi frequentava alle 9 poteva posticipare e chi frequentava alle 10 poteva anticipare. Risultato: quasi tutti i frequentatori delle 9 passarono alle 9.30; i frequentatori delle 10 sparirono.
  2. Perché non confidare con il Padre e pregare perché i pastori siano davvero pastori illuminati e sensibili, e perché a noi il Padre faccia trovare la via da percorrere, qualunque sarà la situazione nella quale ci troveremo in futuro?
  3. La lettera che ha mandato, preoccupata, al nostro sito, perché non mandarla anche alle autorità (pastori!) della sua chiesa? Anch’essa può diventare avvertimento nello Spirito Santo.
  4. Io, comunque, distinguerei tra obbligo della messa domenicale e valore della messa. L’obbligo della messa domenicale è una legge per la comunità acclesiastica, importante s’ e molto, eppure solo legge umana e non da sempre in vigore nella Chiesa antica. Il valore della messa invece è quello cui accenna G. M. nel suo scritto: la presenza di Gesù tra di noi, la sua energia salvatrice, il suo sostegno, come sanno bene coloro che vivono la messa anche nei giorni feriali. Questo valore è insito in ogni messa, feriale e festiva, scolta o comandata, celebrata da un vecchio parroco di campagna o da un monsignore di curia, da un prete o da un frate, nella chiesa parrocchiale o in una cappella privata e in un chiesa conventuale. Perché dunque, se a Lei, G.M., è difficile o impossibile frequentare la messa festiva, non si organizza per vivere, almeno una volta la settimana, una messa feriale? Forse così Gesù, il buon Pastore, sarà contento e farà contenta Lei.

G.M.