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Speranza e preghiera

Oggi incontriamo molta disperazione attorno a noi: suicidi, droga, orge, odio, ateismo. Il nostro mondo “secolarizzato” poiché sono ricorrenti l’ateismo e il consumismo, ha dimenticato la “consolazione” della preghiera. Non si prega più, e la nostra vita diventa sempre più triste.

La preghiera, più che le preghiere, genera sempre in noi la speranza. La speranza nel Padre non delude. La disperazione è conseguente alle delusioni, soprattutto se queste si rinnovano e si coltivano. Uno dei modi di coltivare le delusioni è quello di insistere su oggetti, ormai resi irraggiungibili. La delusione si arresta molto nel riandare alle sconfitte subite. È un modo di sedersi sul passato e pretendere di aggredire il futuro con le armi già molte volte spuntate. Non dispera colui che inventa nuove strade per raggiungere mete possibili. Le mete possibili alimentano la speranza. Allora la preghiera rafforza tale speranza. Mete possibili sono quelle che Gesù nel Vangelo indica come dono di Dio nello Spirito. Per vedere nella stessa direzione, nella quale tende lo Spirito, è necessario il suo raggiungimento nella preghiera.

Le mete impossibili le indica la nostra insaziabile ambizione (idolatria, le definisce la Scrittura), le mete raggiungibili le scopriamo durante la preghiera, o come conseguenze della preghiera. Siccome la scoperta e il raggiungimento delle mete possibili sono collegate con l’umiltà, la più autentica umiltà si raggiunge nella preghiera.

Chi non prega desta pietà. Non condanna, perché egli non sa ciò che si perde. Desta pietà, pari a quella di Gesù, quando incontra persone senza il pastore. I figli di Dio non si sentono autorizzati a condannare nessuno, ma si sentono stimolati a pregare per tutti, in particolare per i “nemici”.

05.01.16