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Collaborare alla verità


    Un biglietto, scritto per presentare una semplice raccomandazione, può, in poche righe, contenere il nocciolo della verità cristiana.

    L’abbiamo costatato stamani nel leggere la terza lettera di S. Giovanni.

    Giovanni loda una persona “carissima”, un certo Gaio. Attirare la benevolenza? E perché no, se serve alla carità. “Ti comporti da credente verso tutti i Cristiani, anche se di un’altra nazione (missionario in casa). Tu sei conosciuto dalla comunità per la tua carità, poiché provvedi per il loro viaggio “in modo degno di Dio”.

    Accogliere i Cristiani che viaggiano per la missione fa diventare “collaboratori della verità”. Noi ci aspetteremmo che l’aiuto fosse detto collaborazione “nella carità”; il testo dice “nella verità”.

    Ecco la prospettiva cristiana: ogni opera buona del credente è “una predica”. E’ proclamare Dio!

    Chi collabora per aiutare i missionari partecipa alla manifestazione della verità. Dio è verità, Gesù è verità. Aiuto ai poveri è continuare Gesù e Dio nel loro stesso essere di amore.

    Agire nel Vangelo, con parole e con opere, è “essere la luce del mondo” come vuole Gesù.: “Vedano le vostre opere buone e glorifichino Dio”.

    Certamente non sapevamo che un sorriso di benevolenza può diventare una proclamazione di Dio. Che accogliere le persone in viaggio, sia collaborare alla verità.

    Anche noi possiamo essere tentati a esprimerci con l’ironia di Pilato: “E allora, che cos’è questa verità?” La verità si adagia nelle nostre mani, quando queste si sporcano per aiutare il fratello.

    GCM 15.11.14