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Correggere con Dio

Troviamo, nel Nuovo Testamento, una frase, un po' truce, quella che molti genitori malati di sadismo ricordano: Dio, quelli che ama, li castiga. Molte volte ho cercato di dire che il “castigo” è quello del pastore, che con il bastone, riporta nel gregge la pecora che tende a errare. Usa il bastone non per picchiare, ma per indirizzare.

La frase del Nuovo Testamento, richiama un testo dei Proverbi dell'Antico Testamento. Il testo è: “Figlio mio, non disprezzare l'istruzione del Signore – e non aver a noia la sua esortazione - perché il Signore corregge chi ama –  come un padre il figlio prediletto”.

Così si legge appunto nel terzo capitolo dei Proverbi. Quindi non bastoni, ma parole per educare sapientemente. Così cade ogni pretesa di educare con i castighi fisici, psichici, spirituali.

Il Papa indica ai padri di punire i figli, se necessario, ma non calpestare la loro dignità. Il castigo rispetta la libertà. Insomma non è l'opprimere, ma comunque il promuovere, che interessa un educatore autentico.

Comunque dalla Scrittura risulta che il correggere è regolare assieme (cum-regere), non un umiliare. Dio stesso non umilia il peccatore, questi si umilia da sé, quando calpesta la propria dignità di figlio di Dio.

Quando si legge che Dio corregge chi ama, è un'indicazione per far perno sull'amore. La correzione di Dio, per essere efficace esige la collaborazione di chi è corretto, se questi è in armonia con Dio, ossia se si armonizza con Dio nell'amore. La correzione efficace si attua sempre in un contesto di “assieme”. Del resto Dio non salva la sua creatura forzosamente. Agostino: “Chi ti ha creato senza di te, non ti salva senza di te”.

16.02.14