HOME

Home > ITINERARIO e PSICOLOGIA > Articoli 2015-02 > Stima e amore

Stima e amore


    Ama il tuo prossimo, come (poiché) te stesso (è). Quindi l’inizio, secondo la parola di Gesù muove da quel “te stesso”.

    Per amare è necessario stimare la persona che si ama. Amare se stessi, si inizia dallo stimare se stessi. La nostra vita è zeppa di autodenigrazioni.

    Non so parlare, non sono ricco, non riesco a vincere i miei difetti, non sopporto la moglie, non sono aggiornato, sono un fannullone, un furbo, un incapace… e più chi ne ha, più ne metta. Noi a terra, perciò non siamo obbligati ad amare il prossimo. E di solito, quasi tutti, ci laviamo le mani.

    Perciò Gesù, che indica di amare il prossimo, si condanna all’insignificanza.

    Eppure lui insiste. Da dove parte lui? E quindi da dove partire noi per nutrire l’autostima?

    Gesù si stimava perché consapevole di essere Figlio di Dio e di compiere la volontà del Padre. Altri motivi di cui gloriarsi non li aveva e non li voleva, perfino quando la gente lo dichiarava grande profeta e voleva proclamarlo re ossia capo.

    La stima per tutti è possibile, perché tutti siamo figli di Dio. E diviene agevole il mio amare il prossimo come me stesso, perché possiamo profondamente stimarci nell’essere figli di Dio.

    Purtroppo ci dimentichiamo della nostra reale posizione di essere figli di Dio, non perché non ci siamo conquistata questa realtà, ma perché essa ci è donata. Dimenticando la radice “ontologica” di noi stessi, non procuriamo di vivere e di comportarci secondo la sua realtà. Quindi non ci amiamo e non amiamo gli altri.

    03.12.14