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Esequie

Mi è toccato, o per mestiere o per scelta, di partecipare a liturgie funebri con la presenza del cadavere.
L’omelia e gli eventuali saluti di amici e di parenti, erano zeppi di lodi del defunto e di esaltazione dei suoi meriti. Però il mio diavoletto personale, che è molto attivo, mi faceva tornare alla mente il verso: “Virtù viva sprezziam, lodiamo estinta”.
Non tutte erano menzogne di protocollo. Mi sembra di ricordare una bella preghiera di un bambino, bella perché sincera, non corrotta dalle circostanze: “Nonno, mi dispiace che tu sei morto, perché mi davi le caramelle e mi portavi al parco giochi”.
A me non è mai capitato di udire un incipit di omelia o di ricordo con le parole: “Prima di tutto ti chiediamo perdono, per quanto ti abbiamo criticato, giudicato, non compreso, ostacolato…”.
È vero: “Parce sepulto” dicevano i nostri nonni latini: “Perdona al morto”, con una frase menzognera, si chiedeva al morto di essere perdonato, mettendo il cuore in pace, augurando pace al morto.
Non posso indovinare che cosa accadrà alle mie esequie. Allora io starò meglio, nella braccia del Padre, di fronte a tutti quelli che mi circonderanno. Spero che essi approfittino dell’occasione per esaltare la verità e la misericordia di Dio. Ossia spero che la mia morte sia stimolo per lodare Dio e per avere pietà di quel mio passato, che io leggerò alla luce di Dio, secondo lo stile della sua misericordia.
E allora anche per me quel “parce sepulto” sarà circonfuso di amore eterno.
12.09.19