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Potere e misericordia

Quando mi trovo nella pagina del Vangelo, che riporta il nostro Gesù in netto dissenso con i farisei sull’obbligo di digiuni imposti ai loro discepoli, mi si allarga il cuore. E ciò non per essere esonerato dall’obbligo del digiuno, ma per far entrare lo spirito di Gesù in me, quando mi trovo davanti alle leggi e ai precetti degli uomini, anche degli uomini eminenti della Chiesa.

Sono eminenti, spesso non per volere di Dio, ma per ambizioni accontentate. Mi sento libero di fronte a leggi che non hanno attinenza con la salvezza, e mi sento compassionevole verso chi impone o si rende schiavo delle leggi.

Il potere è un riflesso del potere di Dio. Però il potere (anche quello dei politici e dei monsignori) è voluto per essere a servizio degli uomini, non per dominare gli uomini. Il dotato del più grande potere mai esistito nella storia ha dichiarato: “Son qui per servire, non per essere servito”.

Se ognuno deve servire l’altro in Cristo – come ci indica l’Apostolo - , chi ha il potere si assume doppio obbligo di servire. Uno dei servizi più necessari è il servizio della misericordia, l’obbligo della misericordia. La misericordia non può essere esercitata dall’alto verso il basso: non è un dominare i poverini attraverso la misericordia, ma è un mettersi a servizio del viandante malmenato, che scendeva da Gerusalemme a Gerico, incappato nei malviventi.

Il Samaritano “scese” dalla cavalcatura, si piegò sul disgraziato, lo medicò, lo raccomandò all’albergatore, impegnandosi a pagare (lui agiato!) per le cure successive. La non misericordia cammina in piedi; la misericordia si piega, inciampa nel ferito e lo soccorre, ponendosi a suo servizio. Il suo potere (salute, denaro) servì il ferito. Il bene che si compie non è per sentirci noi bravi e riveriti, ma per rendere gli altri felici.

18.01.16

Rifiutiamo l’amore, perché non abbiamo avuto l’esperienza dell’essere davvero amati. Non riusciamo ad esportare l’amore, perché in noi non si è depositata la dolcezza di essere amati. La sensibilità all’amore non si è svegliata in noi, perché non siamo stati amati davvero dai nostri genitori. Probabilmente per loro siamo stati vissuti come una noia e un peso in più.

Sto pensando a quanto amore Maria e Giuseppe hanno riversato sul bambino Gesù, per renderlo così sensibile a tutte le sfaccettature dell’amore.

Amore per i poveri, amore da Giovanni e per Giovanni (“quello che Gesù amava”!), amore per i disgraziati, amore per Lazzaro (“il tuo amico sta male”), per Marta, per Maria, l’amore di Dio (“il mio figlio l’amato”), l’amore a Dio (Papà), l’amore per i bambini e dai bambini, commozione per la vedova di Naim, per le turbe senza pastore, per il giovane ricco, per la peccatrice che bacia i suoi piedi, ecc.

Gesù, probabilmente dava per scontato che tutti gli uomini e le donne fossero stati avvolti di amore fin da piccoli (“lasciate che i bambini s’accostino a me”), che per salvare l’umanità egli fece perno sull’amore.

Purtroppo quando io faccio notare, con gioia, a una persona “Dio ti sta amando!”, sento rispondere “Lo so!” freddo, anziché vedere una persona che si mette a saltare dalla gioia!

Gesù ha impostato la sua vita e il suo insegnamento sul perno dell’amore, sembra sia un perdente. Forse i cristiani sono pochi (un sesto dell’umanità!) perché gli uomini sono più propensi al dominio, alla carriera, alla superbia, alla guerra, alla vendetta anziché all’amore.

11.11.15