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Di chi è la vita?

Evidentemente non ho io deciso di nascere, né mi sono scelto accuratamente i miei genitori, tra miliardi di procreatori.

Una volta gettato nell’esistenza, come insinua il filosofo, divento padrone della mia esistenza, o ne sono soltanto il custode? Custode per conto di chi?
Della famiglia (da cui provengo o che io costruisco)? Della società? Della Chiesa? Di Pinco Pallino? L’esistenza mi è data in usufrutto o in proprietà?

Se è in proprietà, ne posso fare ciò che voglio, secondo quanto mi aggrada. Ma se non ne sono il proprietario, perché non me la sono procurata, né l’ho comperata, quale deve essere il mio comportamento, anche etico, davanti alla mia vita?

Se la mia vita non è mia proprietà, ed io ne ho soltanto l’usufrutto, chi è il proprietario della mia vita? Forse i genitori, che me l’hanno data? Forse il despota, che fa dei suoi sudditi ciò che vuole? Forse il talebano, che uccide coloro, che non gli vanno?

Tutti sono d’accordo (o quasi tutti!), che né il despota, né i talebani sono i padroni della mia vita. C’è uno che si allea a me nell’esigere che despoti o talebani non dominino su di me: è quello che disse categoricamente: “Non uccidere!”. Lo disse forse perché è lui il padrone della mia vita?

Noi siamo custodi e usufruttuari della vita. Colui che, si dice, è padrone della vita, ha immesso in essa anche il suo calendario: per il passaggio da una fase alla fase successiva.

Se Dio è il Signore della vita, se noi ce ne appropriamo, commettiamo un evidente furto. L’unica soluzione è conservare la vita, e affidarci al suo Padrone.

25.11.14