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Due prospettive

Scorro nel giornale locale anche gli avvisi funebri. M’accorgo che i morti più giovani di me, sono più numerosi di quelli più anziani di me. Forse sarà un caso.

Poi mi fermo sulle diciture.

“Ci ha lasciati”: quindi pare sia responsabile di un brutto scherzo e ci lascia nella solitudine. “Non è più con noi”: ci tocca vivere senza di lui o di lei, oppure si può dubitare che finalmente siamo liberi, e, perché no?, eredi. “Resterà per sempre nei nostri cuori”: e quando moriremo noi, dove andrà?. “Tragicamente è scomparso”: evidentemente poteva scomparire anche in un altro modo.

Poi ci sono anche le frasi consuete che adombrano la fede. “È andato tra gli angeli”: in buona compagnia davvero, si suppone. “È entrato nella casa del Padre”: bene, ma noi, figli di Dio, dove siamo, forse nel cortile?

Ma ecco oggi mi si è allargato il cuore, perché nel giornale locale, che non è sempre intriso di fede, trovo scritto quanto riporto. Finalmente, in questo giornale, una magnifica manifestazione di fede … s’intende a pagamento per essere introdotta nel giornale.
“Nella fiducia di creatura amata, ha alzato le braccia al cielo: il Padre gli è corso incontro e assieme si sono incamminati.
“L’inizio della nuova vita lo annunciano la moglie Silvana, i figli Elena, Stefana, Gian Luigi, ecc. ecc.”

Questa è fede che accompagna Walter Fortunato. La famiglia è con lui, non l’ha perso, vive con lui nella stessa casa del Padre … soltanto in un’altra stanza, per il momento.

Alcuni centimetri più a destra, nella stessa pagina trovo:

“La professoressa X. Y. non è più. Il marito e il fratello la ricordano con profondo rimpianto”.

Io rispetto le reazioni delle due famiglie, però mi pare di vedere buio qui, lì invece si spalanca finalmente la luce. Certezza cristiana, quella che diciamo speranza.

28.01.14