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Esigenza di eternità

La risurrezione nostra è un’ineludibile necessità dello Spirito che abita in noi. Chi ha lo Spirito non può cadere nel nulla della morte, perché lo Spirito non ci abbandona mai, neppure quando il nostro corpo tramonta definitivamente.

La nostra tensione a vivere sempre, è un’esigenza dello Spirito di Dio in noi.  Non è soltanto semplice paura della morte, ma esigenza di vita eterna, seminata in noi per la fede in Gesù. La commovente rincorsa ad aggiungere anni alla nostra vita terrena, indica il sottofondo dello Spirito a perpetuare la sua inabitazione in noi, immettendoci nella sua eterna “inabitazione” nella Trinità.

Troppi di noi, perfino credenti in Gesù, trascurano di meditare e di abbandonarsi a queste esigenze eterne dello Spirito, esigenze che in noi si destano come desiderio di immortalità. Non l’immortalità fasulla, consistente nel ricordo dei rimasti, che con il ricordo richiamano la vita mortale dei morti. Non ricordi sbiaditi (e spesso disperati) dei rimasti ancora per poco: con la loro morte infatti muore anche il loro ricordare. Ma l’immortalità vera della persona, permeata di Spirito Santo e di vita eterna.

Paolo ci dice che perfino ogni creatura brama la stessa risurrezione. Dio ha sottomesso le creature alla nullità, per essere preparate alla risurrezione nella speranza.

Il mortale non è condannato a pietrificarsi in una morte definitiva, ma a liberarsi della morte per la vita. La gloria deve manifestarsi in noi, ci avverte Paolo, proprio quando avvertiamo più lancinanti le sofferenze del “tempo presente”, ossia di quell’”eone” di passaggio nel quale ci troviamo a camminare, talvolta faticosamente.

E’ bello stringerci allo Spirito Santo che abita in noi, per sentire nella fede lo sprigionarsi della “vita eterna”.

GCM 17.10.13