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Il farsi della vocazione

Una signora, dopo la sua confessione dei suoi peccati a Dio (il quale per sua bontà ha deciso di comunicare la sua grazia, proprio attraverso me!), mi ha rivolto una domanda: “Come Lei ha avuto la vocazione?”. Sono rimasto interdetto, non ho saputo rispondere.

Certo la vocazione a vivere la nostra esistenza di fede non è un genere da mercati generali: “Eccolo qui, si serva, e passi alla cassa!”.

Ripensandoci mi sto accorgendo ogni giorno che la “vocazione” si va facendo lungo tutto il trascorrere della vita. Essa non ci capita addosso come un incidente. La vocazione di ognuno di noi è una rivelazione crescente di Dio. Essa non accade, ma si fa lentamente.

Sì, spesso accadono particolari situazioni che illuminano, ma la vocazione è una costruzione lunga tutta la vita, anche quando è stato indovinato il sentiero.

Il papa non ha avuto la vocazione al papato fin dall’adolescenza.

Il lento costruirsi della vocazione serve anche al realizzarsi della costanza: costanza nel matrimonio, costanza nella vita religiosa, nella professione, nella spiritualità. Perfino il fatto di trovarci a proprio agio nella via, che si sta percorrendo, può dispensare dalla quotidiana costruzione della vocazione.

Anche quando si ha scelto Gesù, la costanza non è una posizione assodata. È sufficiente ricordarci degli Apostoli, i quali pur chiamati scoprono la loro vocazione dopo la morte e la risurrezione di quel Gesù che li aveva chiamati (vocati).

23.08.14