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Momenti ed eternità

La conversione dalle nostre cattive azioni e dai nostri errori può realizzarsi solo con la forza di Dio, invocata e poi agita. Constato in questi giorni l’incapacità di conversione, anche quando da tutte le parti si fa notare l’errore compiuto da un’autorità. Il ritrattare, per quelli che hanno una carica, è sempre un autentico miracolo di Dio.

Ecco allora la necessità di pregare quel Dio, che è più forte di ogni errore umano. Certamente chi ha commesso un errore in buona fede, è più disponibile a correggere, che non chi ha commesso l’errore per leggerezza o per calcolo perverso. Però Dio può piegare il cuore di ogni Faraone, o faraoncello.

La forza del debole che soffre è solamente la preghiera. La nostra forza, il nostro aiuto sono nel “nome del Signore”. La vera forza è affidarci a lui.

Esiste anche la forza della disperazione? La forza dei gesti estremi? O, se si vuole, la forza del suicidio? O la forza della ribellione, magari corredata da qualche omicidio?

Per il credente, nei momenti di disperazione, l’unica risorsa reale, è Dio, l’invocato dai miseri e dai poveri. Questa invocazione si desta alla speranza, e la speranza intravvede soluzioni inedite, o spesso insperate. Anche nei momenti estremi la speranza può diventare la forza: nelle tue mani, affido la mia vita. La vita, anche quando la vita sembra estinguersi, inesorabilmente. Affidare alle mani di Dio la vita in pericolo, è immergerla nell’eterno, nella sicurezza dell’eternità. Tale affidamento può essere esercitato ogni momento, rendendo sì eterno anche il momento.

Il gioco della conversione di chi produce sofferenza, o di chi la subisce, si misura confrontandolo con l’eternità.

24.03.17