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Gesù uomo completo

Gesù completa la giustizia (come dice il Vangelo in occasione del Battesimo di Gesù), facendosi peccatore tra quei peccatori, che attendono di ricevere il battesimo di Giovanni, per la remissione dei peccati.
Paolo conferma, in modo inequivocabile e drammatico, la posizione di Gesù uomo tra gli uomini: “Per noi lo fece peccato”. E questo per cancellare il peccato in lui, in quanto uomo.

Se Dio guarda con misericordia divina appunto il peccato degli uomini, è perché li vuole salvare. Solo Dio salva. E la felicità, che può scaturire dal peccato, non è il piacere, ma l’esperienza della misericordia. Un’esperienza, che assaporiamo ogni giorno all’inizio della Messa, e al concludersi della giornata.

Il peccato ci deve spaventare, appena ci accorgiamo di averlo commesso, esso ci spinge verso il Padre, verso la misericordia.
Il completare “tutta la giustizia”, non è la sublimità, ma l’incarnazione e la morte. La risurrezione infatti non è un nostro diritto, ma un dono di Dio.

La speculazione dei poveri intelletti umani, per evitare di ringraziare Dio, per il dono del risorgere definitivo, ha inventato una certa anima immortale, imbarcata dentro un corpo mortale.

È una ricerca seria, che non tiene conto dell’unità inscindibile tra soma e psiche, ma pretende di affidare all’invenzione della categoria dell’immortalità, quello che è un nuovo dono di Dio. Anche tra gli Ebrei, il senso dell’immortalità apparteneva solo a Dio, mentre essi discutevano sulla risurrezione, ammettendola o negandola.

La morte completa la vita umana. Alla morte Dio interviene sulla risurrezione: voi l’avete ucciso, ma Dio l’ha risuscitato. Dell’anima immortale non una parola.

10.01.2016