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Origine di Gesù   6  (L’angelo all’improvviso)

L’angelo saluta. È un saluto entusiasta: “Gioisci, Maria!”. Sembra un comando di gioia vera, quella gioia che Maria non capisce. Certamente tra questo “chaire” e l’”Ave, Cesar, morituri te salutant” corre un abisso. Già la traduzione nuova italiana ha abbandonato l’Ave, e lo sostituisce con un Salve. Però l’Ave latino è un saluto ai partenti, o anche agli arrivati. Ab-eo si vede che include il verbo “ire”, andare.

Il saluto dell’angelo che entra è diverso: non bada all’andare o venire, ma al cuore di Maria. C’è da gioire e l’angelo lo fa notare chiaramente. I motivi della gioia sono subito espressi: “Sei stata graziata” ossia trattata con la generosità di un regalo. E poi: “il Kirio [Signore] con te!”. Sono affermazioni; non, auguri, ma felicitazioni! Perché? In questo momento solo l’angelo conosce. Per Maria è buio completo: sembra non capire neppure la pregnanza di quel “Il Kirio è con te”. Maria, presa alla sprovvista da un angelo che invade, sa reagire soltanto da povera donna esterrefatta.

Il testo è preciso: fu sconvolta, traumatizzata: dietarakthe. Ma ecco la maturità destata: il sentire è sconvolto, ma subentra il pensiero: si domandava quale era il senso del saluto.

Giovane sposa, però già matura. Infatti non si lascia dominare dall’emotività sconvolta, ma ricorre subito alla riflessione. Perché è salutata a quel modo, che significa la gioia, che deve essere alimentata da lei, sapendo che il Signore è con lei: non è detto nei salmi che Dio è presente in Israele? Ma quell’essere graziata di una benedizione particolare?

27.12.2016