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Centuplo

Può diventare nostra esperienza tangibile la frase di Gesù: “Riceverete il centuplo in questa realtà”?

Gesù risponde a Pietro, desideroso di conoscere la ricompensa, per il fatto di aver abbandonato persone e cose nel seguire Gesù. È possibile costatare in che cosa consiste quel centuplo di case, madri, campi, ecc.?

Il linguaggio ampolloso ricorda alcuni testi biblici. In realtà la doppia ricompensa (il centuplo nel presente, l’eternità viva in futuro) è un riferimento alla comunità in terra, sebbene con persecuzione, e alla comunità paradisiaca.

Il discepolo di Gesù, lasciando il poco, si introduce nel vasto. È necessario lasciare il poco per Gesù, e, quindi, in lui si trova il molto (centuplo). La proporzione non è materialmente matematica, ma quantitativamente ampia ora e infinita sempre.

Gesù insegna ad abbandonare per ricevere, ad abbandonarci per godere.

Per il tutto è necessario superare il niente, anche con sacrificio. La sproporzione (centuplo) è necessaria, quando s’abbandona la cosa, per abbracciare Dio. Creare il vuoto, per accogliere il tutto.

È necessaria la disponibilità a non calcolare con i nostri criteri, perché i criteri con i quali Dio si dona, rompono tutte le nostre proporzioni. Quando lo Spirito ci invade, noi dimentichiamo i nostri limiti. Lo sperimentano i mistici, che, invasi da Dio, smarriscono sentimenti, idee, fino a trovarsi assenti dal loro corpo.
Paolo accennava all’uomo rapito al terzo cielo, dove ode parole indecifrabili, eppure chiare.

Gesù sperimentava, soprattutto nella preghiera, questo essersi denudato della divinità, per acquistare il nome superiore ad ogni nome.

GCM  29.05.12