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Poveri e felici

Certamente Dio ama gli anziani, con la loro povertà intellettiva, la loro debolezza fisica crescente, le loro distrazioni nella preghiera, i loro nervosismi. Anzi, forse li ama di più, dal momento che Dio protegge i deboli. E di debolezza gli anziani sono ben forniti.

Bisogna però vedere se gli anziani si lasciano davvero amare da Dio, offrendogli volentieri il loro stato depauperato. Molti anziani rifiutano la loro crescente povertà, e perciò si sottraggono all’amore privilegiato di Dio per “quelli che non sono” come si esprime S. Paolo.

Dio ci ha amato, come dice Paolo, prima della forgiatura del mondo, ci ama durante la vita nel cosmo, e ci amerà con l’unico amore alla nostra uscita dal cosmo. L’invecchiare è un lento prepararci a quest’ultimo amore, attraverso un amore più intenso: quello che fa commuovere Dio per i piccoli e per i poveri.

La vecchiaia, mentre lentamente spegne la nostra vita emotiva, oppure la strazia, lascia molto più spazio all’amore di Dio. Ecco perché, coscienti di questo immenso amore, gli anziani sono più felici, più sereni. Sicuri di un più intenso amore di Dio per loro, hanno piacere di prolungare la vita, per far piacere a Dio, che può amare più liberamente. Essi non si preoccupano di quanto amano Dio, ma di quanto Dio li ama. E se devono patire umiliazioni a causa del loro progressivo disarmo, sono capaci di gioire e di ringraziare Dio, proprio per le loro umiliazioni.

Restano vivi, per restare amati.

E il loro essere amati da Dio è la loro preghiera quotidiana, perché ormai comprendono meglio che il loro essere uniti a Dio conta meno dell’essere Dio unito a loro. Il dono degli anziani, non è solo la longevità, ma l’occasione che la longevità dona a Dio per amarli.

GCM 1.08.12