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Declino?

Gli anziani sono in declino. Le forze scemano. L’intelletto fa cilecca. La vita sociale interessa meno. L’aspetto si guasta. Insomma è declino, dal quale osservando la gioventù perduta, si sente il vanificarsi di ciò che fummo e di ciò che facemmo.

Una diversa prospettiva vede una progressiva spogliazione, un alleggerimento per compiere un’altra corsa, con la quale si arriva nudi alla meta. Allora il crollare delle nostre capacità, è interpretato come progressiva liberazione. Ogni liberazione mostra due facce: la perdita della zavorra, l’acquisto della scioltezza. Dio ci vuole abbracciare puri, liberi dal peso di ciò che è caduco, perché fa parte della materia, necessariamente assunta per iniziare il cammino, e necessariamente troppo pesante alla fine del cammino.

Dio vuol abbracciarci puri da ogni peso caduco. Beati i puri perché vedranno Dio.

Verso la purezza totale procede il cammino della vecchiaia. E quindi, ogni svestimento, ogni “perdita”, sono guadagno di purificazione. Il rimpianto per la gioventù si trasforma in ringraziamento per la vecchiaia.

La meta è il nulla e il tutto. La liberazione e l’acquisto. Il tempo assorbito dall’eternità. Il secolo potenziato nei secoli dei secoli. La paura della morte, compensata alla gioia, sprizzante dalla speranza di risurrezione.

Forse, per dirla con il poeta, “questo occaso è pien di voli”. O per ripetere con l’inno: “Vesti del tuo splendore, il giorno che declina”. È il giganteggiare della speranza e della fede, mentre Gesù ci invita a camminare con lui sopra le acque. Nell’incertezza dei passi anziani la sicurezza della meta vicina.

GCM 04.07.12