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Comunione dei santi

Parlare di santi è sempre parlare di noi stessi. Come siamo pesantemente connessi con il peccato (Paolo: “tutti hanno peccato”) così siamo fortemente connessi con  la santità, grazie al dono di Dio. La santità è di casa, dove si sviluppa la fede in Gesù.

Tra noi e quelli che l’istituzione dichiara santi, non c’è differenza né di grado, né di intensità. Infatti la santità cristiana è presenza dell’unico Spirito. La distinzione, ci avverte Paolo, è nell’ufficio esercitato, ma tutto avviene nell’unico Spirito e nell’unico Signore Gesù.

La Lumen Gentium, stilata durante il Concilio Vaticano II, ricorda ancora la divisione caratteristica delle tre “Chiese”, trionfante, purgante, militante, ma soltanto per dire che uno solo è lo Spirito che le anima, e uno solo è l’inno che da essa sale al Padre. Infatti è uno solo lo Spirito che la attraversa, pur nella triplice divisione che ne operano la teologia e la tradizione ecclesiastica. La Chiesa è una sola.

La Chiesa di Gesù ha un’unica divisione: i risorti definitivamente (alla morte) e i risorti in viaggio verso la definitiva realizzazione. Paolo: “voi siete tutti risorti”. Tutto è risurrezione per i battezzati, come afferma S. Paolo, sebbene noi viviamo nel tempo, ossia nella regione della speranza, che aspetta la completezza personale nella risurrezione dei corpi.

Ricordare i santi già risorti, è sempre ricordare la nostra situazione dentro la verità della Comunione dei Santi. Quella “coinonìa” che già nei secoli passarti era intesa come comunione di tutti i credenti.

GCM 08.11.13