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Vita nella chiesa

Se, come dice Gesù nel Vangelo di Giovanni, la parola purifica, perché allora il sacramento della riconciliazione? La parola non è efficace di per sé?

Prima di tutto, perché non lasciare a Dio la libertà di un dono maggiore oltre la parola? Se lui ha voluto anche i sacramenti, una ragione ci sarà.

La parola pervade, il sacramento concentra. Il sacramento veicola, in termini più ristretti e più mirati, ciò che la parola annuncia, spesso con termini simbolici.

Parola e azione sacramentale sono necessariamente presenti nei fedeli, che sono chiesa. Il sacramento, come la parola, santifica la chiesa, mediando la generosità di Dio. Senza chiesa, la parola sarebbe un testo, e il rito un simbolo. Nella chiesa, e dalla chiesa, la parola e il sacramento sono realtà che incidono e producono.

Infatti l’uno e l’altro vengono dallo Spirito Santo, quello effuso da Gesù per comunicare la verità tutta intera, e quello che Gesù soffia nei discepoli, perché non solo parlino, ma anche sciolgano e ritengano il peccato.

Gesù, nella chiesa, si esprime e si dona, dopo aver stabilito che la chiesa deve agire “in mia memoria”. È strano, sotto l’aspetto di critica storica, come non si debba riconoscere al perdurare della chiesa, la stessa conservazione del Vangelo. Esso è presenza viva e incorporata nella chiesa, così viva da concedersi al vivere della chiesa.

Se non ci fosse stata la chiesa, i vangeli sarebbero studio di antichi testi, scovati in qualche biblioteca, e offerti alla curiosità degli archeologi. E invece sono la fonte di ogni nostra gioia.

13.03.14